arriva il piano UE per salvare il settore


  • Il piano UE per l’automotive conferma la transizione all’elettrico per il 2035 ma allenta la presa sui controlli per le emissioni di Co2 e concede una deroga sulle multe alle case automobilistiche.
  • Un documento approvato il 5 marzo dall’UE prevede incentivi, a livello nazionale, per favorire la transizione energetica e promette aiuti comunitari per il 2026.
  • In arrivo anche una stretta al mercato cinese, con misure anti-sovvenzioni per proteggere le aziende europee.

L’obiettivo è risollevare le sorti del settore automotive, vista la crisi dell’auto degli ultimi anni. Il piano UE, ufficialmente reso noto il 5 marzo dalla Commissione europea, affronta diversi temi, tra cui una stretta al mercato cinese, una deroga sulle multe per le imprese non in linea sulle emissioni di Co2 e nuovi incentivi per le auto elettriche.

Su questo punto, nessun dietrofront. Entro il 2035, tutta la produzione automotive per il mercato europeo dovrà essere a zero emissioni. Le aziende devono dunque attivarsi per rispondere alla domanda sul mercato e allinearsi agli obiettivi UE fissati per il 2050 sul clima.

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Piano UE contro la crisi dell’auto: le novità

A metà strada tra la necessità di contrastare il cambiamento climatico, riducendo l’inquinamento e le esigenze delle aziende coinvolte nella transizione energetica, il piano UE mette in campo alcune misure strategiche contro la crisi auto in atto.

1. Maggiore flessibilità nei controlli

Non si torna indietro su alcuni aspetti, come la scadenza prevista per il 2035 per l’allineamento all’obiettivo “zero emissioni”. Si posticipa però quella per le aziende, che per il momento non riceveranno i controlli previsti già dal 2025 (e relative multe).

La finestra temporale, per verificare che i nuovi limiti su auto e furgoni (93,6 grammi per chilometro percorso ovvero il 15% in meno rispetto a oggi) siano operativi, infatti si allunga di tre anni, fino al 2027 compreso.

La misura risponde alle concrete esigenze delle imprese di avere il tempo per implementare le modifiche necessarie, formare il personale, allinearsi agli obiettivi imposti dall’emergenza climatica e dall’innovazione, tenendo conto dei dazi all’importazione da parte degli Stati Uniti e della concorrenza del mercato cinese.

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2. Incentivi e leasing sociale

Per ridare ossigeno alle case automobilistiche, la Commissione europea ha previsto incentivi a livello nazionale e promette aiuti a livello comunitario, da introdurre nel 2026, in favore di un intervento coordinato tra gli stati membri così da stimolare la domanda di e-cars, passando anche da mercato dell’usato e leasing.

Grazie al cosiddetto leasing sociale infatti si punta a favorire il passaggio alla transizione energetica anche per le fasce meno abbienti della popolazione, che in questo modo potranno permettersi una vettura a zero emissioni senza doverla acquistare fin da subito.

A oggi sono previsti stanziamenti per 1,8 milioni di euro per la produzione di batterie in territorio europeo, nel tentativo di arginare gli effetti della concorrenza sleale proveniente dall’estero (nel 2024, l’UE ha introdotto dazi compensativi sui veicoli a batteria made in Pechino1).

Un altro milione di euro dovrebbe arrivare dal programma di ricerca Horizon Europe2 per lo sviluppo tecnologico. Si palesa all’orizzonte anche la possibilità di poter accedere, nei prossimi anni, al Fondo sociale per il clima, che mette a disposizione 86,7 miliardi di euro tra il 2026 e il 2032, nell’ambito della direttiva Green Deal.

3. Flotta aziendale e indotto

Novità anche per le aziende, al momento in fase di proposta, che dovrebbe stabilire una “elettrificazione” della flotta aziendale (che rappresenta il 60% del parco auto in comunità europea), ad esempio prevedendo che ogni azienda raggiunga una quota di auto elettriche obbligatoria per continuare a operare (sostenuta da incentivi fiscali e non fiscali).

Infine, il nuovo piano europeo apre le porte anche a e-fuel e biogas. Nel rispetto del principio di neutralità tecnologica, che mira a salvaguardare tutto l’indotto che lavora attualmente sui motori endotermici (benzina e diesel), sarà possibile utilizzare carburanti alternativi. La UE mette a disposizione 570 milioni di euro per garantire la parità con i produttori esteri nonché per potenziare la rete di ricariche.

Cosa sta succedendo al mercato dell’auto

Nonostante l’automotive in crisi sia una realtà per alcuni gruppi (Stellantis in primis), i dati dell’UNRAE3 mettono in evidenza solo una lieve flessione delle immatricolazioni nel 2024, rispetto al 2023 (rispettivamente 1.558.681 contro 1.566.480 automobili), in Italia.

immatricolazioni in italia
Numero di immatricolazioni auto in Italia, UNRAE

Senza dubbio è la grande crisi di Stellantis ad aver allarmato il mercato, vista la forte contrazione (-37%) della sua produzione di settore. Questo è un indicatore della resistenza del gruppo all’elettrico e di una insistenza su auto diesel e benzina, non un riflesso diretto di una crisi generalizzata del mercato, dunque.

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La crisi delle automobili in Italia nel 2024 riguarda quindi in primis i mezzi a benzina e i diesel. Un crollo verticale che ha comportato, negli ultimi anni, la riduzione della quota di mercato delle auto a combustibili fossili al 43%, mentre fino a 5 anni fa era pari all’84%, praticamente quasi la totalità di tutte le auto vendute.

In aumento invece le auto ibride, la cui quota di mercato passa dal 36% del 2023 al 40% del 2024, con 633.796 auto immatricolate (nel 2023 erano 575.390). 

In Europa, inclusi Regno Unito e area Efta, in base ai dati registrati fino al 30 novembre 2024, le vetture vendute erano 11.877.000 contro 11.802.000 del 2023.

Il punto è che serve più tempo per allinearsi alla transizione energetica, pena la crisi di settore, motivo per cui il piano UE ha posticipato i controlli sulle emissioni per le imprese produttrici e stanziato incentivi, per ora a livello nazionale, per l’acquisto delle nuove auto elettriche.

Qual è il futuro dell’automotive

Appare evidente come il settore automotive europeo abbia subito una pesante metamorfosi in questi ultimi anni. A vantaggio dei gruppi automobilistici che hanno aperto le porte a nuove soluzioni più ecologiche e a discapito di chi invece, mantenendo la produzione di vecchi cavalli di battaglia a diesel o benzina, continua ad accontentare una nicchia ma senza soddisfare le nuove esigenze del mercato e quindi non riuscendo a far quadrare i conti in bilancio.

Sicuramente, la rapida crescita del mercato cinese in questo settore ha influito negativamente sulle case automobilistiche europee (ma anche americane e asiatiche). Basti pensare che, entro il 2025, è previsto in Italia l’arrivo di 12 marchi cinesi nelle case già esistenti, con autosaloni nelle principali città (in primis a Milano) e una serie di campagne di marketing studiate ad hoc per sostenere le vendite.

A questo aspetto va ad aggiungersi il cambio di preferenze dei consumatori, soprattutto giovani, e in particolare per quanto riguarda la propensione sempre più marcata al noleggio, a discapito dell’acquisto di una nuova auto.

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Il futuro dell’automotive si gioca dunque in questo nuovo documento dell’Unione europea. Quello dell’auto è un settore strategico per il Pil europeo (9%) a cui si associano anche molte attività di ricerca tecnologica.

Da qui, come già sottolineato, l’esigenza di mettere in circolazione incentivi all’acquisto a livello nazionale e a breve anche comunitario, aiuti per potenziare le reti di ricarica e la possibilità di beneficiare del leasing sociale, per permettere anche alle fasce della popolazione meno abbienti di adeguarsi alla transizione energetica, cambiando auto.

Crisi dell’auto – Domande frequenti

Cos’è la direttiva Green Deal?

Il Patto verde europeo prevede una serie di iniziative a livello politico europeo, atte a raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.

Cosa si intende per neutralità climatica?

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L’obiettivo che si prefigge è di raggiungere le “zero emissioni nette”, in modo da bilanciare la quantità di emissioni di gas serra prodotte e quelle assorbite dall’atmosfera, ad esempio aumentando la superficie delle foreste oppure adottando soluzioni tecnologiche innovative.



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