TORINO – In Piemonte, il 77,5% delle imprese è guidato da uomini e solo il 22,5% ha una conduzione femminile. Il dato emerge dal dossier “Donne Impresa-8 marzo” dell’Ufficio Stampa di Confartigianato Imprese Piemonte, basato sui dati Unioncamere-Infocamere.
“Questo dato racconta che più di tre imprese su quattro sono a guida maschile. Per invertire questa tendenza non chiediamo quote rosa o corsie preferenziali, ma politiche strutturali e coordinate. Così da sostenere la propensione imprenditoriale delle donne. E garantire, al contempo, un contesto normativo che consenta alle imprese femminili di esprimere al meglio il proprio valore“. Parole di Sara Origlia, presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Piemonte.
Le difficoltà delle imprenditrici: credito, burocrazia e welfare
Secondo un sondaggio dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte, le imprenditrici affrontano ostacoli maggiori rispetto agli uomini. Le principali criticità segnalate sono:
- Accesso al credito: il 43,5% delle intervistate chiede maggiore facilità di finanziamento e sgravi fiscali.
- Servizi di assistenza familiare: il 65,5% ritiene insufficienti i servizi pubblici per figli e anziani.
- Burocrazia: il 39,5% individua nella riduzione degli oneri amministrativi un fattore chiave per la crescita.
- Formazione e networking: il 31% chiede percorsi di mentoring e incentivi per l’innovazione.
- Rappresentanza politica: il 55,9% chiede maggiore presenza femminile nelle istituzioni.
Accesso al credito e misure fiscali
Le imprenditrici piemontesi segnalano maggiori difficoltà rispetto agli uomini nell’ottenere finanziamenti e agevolazioni.
“Servono fondi dedicati, procedure più snelle e accesso al credito agevolato, magari con garanzie pubbliche, oltre a premialità fiscali per chi investe in imprese a guida femminile” – sottolinea Origlia.
Un’altra criticità è la difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia: molte donne abbandonano l’attività imprenditoriale per mancanza di supporto.
Tra le misure ritenute necessarie:
- Congedi di maternità adeguati e flessibili per le lavoratrici autonome.
- Detrazioni fiscali per servizi di cura (asili, baby-sitter, assistenza familiare).
- Contributi economici per imprenditrici madri.
“Serve un sistema di welfare che permetta alle donne di non dover scegliere tra carriera e famiglia, garantendo misure strutturali e stabili” – afferma Origlia.
Servizi pubblici carenti: una priorità da risolvere
Il 65,5% delle imprenditrici intervistate denuncia una grave carenza nei servizi pubblici per l’infanzia e l’assistenza agli anziani. “Aumentare l’occupazione femminile era uno degli obiettivi di Barcellona, stabiliti dall’Ue oltre un decennio fa”, ricorda Origlia. “Ma ancora oggi, circa il 16% delle famiglie non manda i figli all’asilo per motivi economici, costringendo molte donne a rinunciare al lavoro“.
Per questo Confartigianato Imprese chiede un aumento dei contributi per la prima infanzia e un nuovo welfare su misura, che tenga conto del ruolo delle donne nel mondo del lavoro e della gestione aziendale.
Il 39,5% delle donne imprenditrici individua nella riduzione della burocrazia un driver essenziale per la crescita. “Le imprese femminili vogliono essere competitive, ma spesso si scontrano con ostacoli burocratici. Per questo proponiamo l’istituzione di uno sportello unico dedicato alle imprenditrici, con assistenza su pratiche e finanziamenti”, spiega Origlia.
Il 31% delle imprenditrici chiede più opportunità di formazione, incentivi per l’innovazione e percorsi di mentoring. “Aprire una nuova fase per l’imprenditoria femminile significa investire su formazione e cultura imprenditoriale, affinché ogni donna possa conquistare autonomia, sicurezza e realizzazione personale” – afferma Origlia.
Più donne nei tavoli decisionali
Il 55,9% delle imprenditrici chiede una maggiore rappresentanza femminile nelle istituzioni e nei luoghi decisionali. “È tempo di assicurare più presenza femminile nei tavoli economici e politici che decidono il futuro del lavoro. Il Movimento Donne Impresa di Confartigianato si batte per garantire rappresentanza e opportunità alle donne che vogliono fare impresa” – conclude Origlia.
“Gli interventi spot non servono più” – dichiara Origlia. “Il futuro del Piemonte e dell’Italia dipende da quanto e come investiremo nella partecipazione femminile al mercato del lavoro”. Le imprenditrici sono più istruite: il 41,1% delle lavoratrici autonome e imprenditrici è laureato, contro il 21,4% degli uomini. “Migliorare le condizioni di lavoro delle donne e sostenere la natalità è essenziale anche per contrastare l’inverno demografico che stiamo vivendo da anni”.
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