I diritti non hanno colore


Agostino Burberi e Yvan Sagnet, a distanza di meno di ventiquattr’ore, sono stati ospiti nella mia Scuola.

Sono entrambi molto noti. Mi limito alle info essenziali per chi non li conosce. Di entrambi gli incontri è peraltro fruibile la visione sul Canale YouTube del CPIA BAT “Gino Strada”.

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Di Agostino, che all’epoca aveva 8 anni, furono i primi occhi che don Milani incrociò, la sera del 7 dicembre 1954, quando fu mandato in “esilio” a Barbiana; oggi, a quasi 80 anni, dopo una vita spesa nel sindacato, è il presidente della Fondazione don Milani e continua instancabilmente a girare giù e su per l’Italia nell’intento di continuare a diffondere la luce che emana da quello sperduto paesino di montagna. Aggiungo solo che “Lettera a una professoressa” dovrebbe essere letta e studiata da chiunque si accosti alla funzione docente.

Yvan Sagnet nel 2008 era venuto in Italia dal suo Paese, il Camerun, per laurearsi in ingegneria a Torino; è finito a raccogliere pomodori nel Salento, è stato l’artefice del primo sciopero contro lo sfruttamento da caporalato ed è grazie al movimento generato da lui se è stata approvata la legge 148/2011, che ha introdotto nel Codice Penale italiano il reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” (art. 603-bis c.p.).

Anche Yvan, come Agostino, si è speso come sindacalista, ma dal 2017 ha fondato e guida l’Associazione No Cap che lo assorbe totalmente. Tra l’altro, il 2017 è anche l’anno in cui è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il suo lavoro contro la schiavitù moderna.

Ed è davvero singolare che due uomini così diversi abbiano incontrato gli studenti di un CPIA, la scuola che, io credo, più si avvicina all’inarrivabile modello di Barbiana: una scuola che accoglie tutti e non manda indietro nessuno, una scuola che accoglie migranti e italiani, una scuola che, è la lezione di don Milani, dona e restituisce a tutti la parola che rende cittadini e sovrani.

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Paolo Farina e Agostino Burberi, che don Milani chiamava "Gosto"...

Chissà come avrebbe gioito, don Milani, ad ascoltare il suo “Gosto”. Di lui scriveva alla madre: «Gosto, senza di me era un pastorello scontroso e umiliato, che avrebbe imitato, schiavo, le usanze del mondo. Ora invece è vivace, battagliero, sicuro di sé».

Chissà come avrebbe gioito, don Lorenzo, nell’ascoltare Yvan che, in diretta YouTube, per quasi due ore, ha parlato di diritti, prezzo giusto, economia sostenibile, come più di un italiano non sarebbe stato in grado di fare.

Yvan ci ha ricordato che, se i pomodori vengono pagati a 9 centesimi il chilo e le arance a 7 centesimi, il problema non è più tanto quello della penetrazione della mafia nell’agricoltura quanto quello, ben più vasto e di scala mondiale, dello sfruttamento dei più deboli da parte della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e di chi muove e detiene i capitali. E ci ha ricordato che c’è una responsabilità anche del piccolo consumatore che sceglie il prodotto sottocosto piuttosto che quello equo e solidale.

Parole che mi sono appuntato al volo, più o meno letteralmente, mentre Yvan parlava:

C’è un tema fondamentale che è quello della dignità, per cui, anche se tu mi dai del pane, me lo devi dare in maniera dignitosa. No Cap si è posto il problema di come penetrare il mondo delle imprese e affrontare insieme alle imprese questi temi. Le imprese ci chiedono qualcosa in cambio e noi offriamo il servizio che faceva il caporale. Alle imprese serve qualcuno che porti manodopera e noi lo facciamo in modo legale, togliendo lavoro ai caporali e supplendo all’inefficienza del Centri per l’Impiego. Nei primi anni siamo riusciti a collocare in modo legale più di 3000 migranti. Ora viaggiamo sui mille migranti all’anno, tutti inseriti in modo legale. Questa operazione ha successo perché abbiamo inventato il bollino etico, il bollino No Cap, grazie al quale riusciamo a rendere appetibile la nostra offerta per le imprese, visto che ci sono supermercati che prediligono la vendita di prodotti col bollino No Cap. Ecco perché diventa fondamentale suscitare questa consapevolezza presso i consumatori che, se non si educano al consumo etico, diventano complici degli sfruttatori. La Puglia è stato il terreno di sperimentazione di questa nostra offerta grazie all’interesse che siamo riusciti a svegliare presso grandi marchi della GDO. Ora siamo al punto che molte aziende ci chiamano per inserire i loro prodotti nel circuito della GDO col bollino No Cap. Così partiamo parlando di diritti e terminiamo col piatto che consumiamo a casa, un piatto pieno di diritti.

E Yvan ha concluso con una frase che, se non fossi stato lì presente e testimone, avrei immaginato fosse di don Lorenzo Milani: «La società cambia con le parole».

Agostino pensava di fare il contadino: è finito missionario delle parole.

Yvan pensava di fare l’ingegnere: anche lui è un missionario, ma dei diritti.

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A entrambi ha dato idealmente una risposta Mabe, che è somalo e che durante l’incontro ci ha aiutato in veste di mediatore culturale: «Il destino ti aspetta sempre sulla strada che prendi per evitarlo».

La conclusione la lascerei a don Milani: «Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri».




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