Ponte della Botte, ancora ritardi e silenzio


Le imprese denunciano perdite fino al 95% e nessun ristoro. Confcommercio, “Dalla Provincia nessuna risposta, aziende dimenticate”.

PISA — Mesi di promesse disattese, rinvii e silenzi. A oltre sette mesi dalla chiusura totale del Ponte della Botte, la data della riapertura continua a slittare, mentre le aziende della zona, ormai in ginocchio, chiedono risposte concrete. “Dopo l’ultima riunione del 28 Gennaio abbiamo inviato una pec alla Provincia di Pisa per conoscere il cronoprogramma dei lavori e chiedere l’applicazione di penali per i ritardi insopportabili. Ma nonostante le rassicurazioni ricevute, tutto tace”, ha denunciato Luca Pisani, referente sindacale di Confcommercio Pisa.

La chiusura, scattata il 5 Agosto 2024, avrebbe dovuto concludersi a Settembre, ma il cantiere ha accumulato ritardi su ritardi, fino all’ennesimo slittamento che ora prevede una riapertura parziale, con senso unico alternato, solo a metà Aprile. Un’attesa insostenibile per le attività commerciali e produttive della zona, che denunciano cali di fatturato fino al 95%. “La nostra proposta è chiara: le penali applicate alla ditta appaltatrice devono essere destinate alle aziende danneggiate come forma di ristoro”, ha spiegato Confcommercio. “Anche un solo giorno in più di chiusura è un danno economico grave, eppure la Provincia continua a ignorare il problema”.

Alla voce delle imprese si unisce quella dello studio legale che tutela alcune delle attività colpite, situate tra i comuni di Calcinaia e Vicopisano. “Abbiamo segnalato fin dall’inizio le difficoltà a cui sarebbero andate incontro queste aziende, inviando una pec già il 15 Luglio 2024 per chiedere misure di sostegno. Non abbiamo mai ricevuto risposta”, hanno affermato gli avvocati Francesca Calamita e Alessandra Gherardini. L’unica comunicazione ufficiale è arrivata dal Comune di Calcinaia il 17 Febbraio, annunciando una riduzione del 75% sulle imposte per pubblicità e suolo pubblico nel 2025. “Ci aspettavamo ben altro, considerando che parliamo di attività familiari che prima della chiusura non avevano alcuna difficoltà economica e che ora rischiano di chiudere per sempre”, hanno sottolineato i legali.





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