Industria, l’allarme in Emilia Romagna: «Economia regionale in guerra e i dazi sono i bombardamenti»


MODENA. «C’è una guerra commerciale in corso e i dazi sono i bombardamenti». Molto forte ma figlia dei tempi la metafora usata dal presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Valerio Veronesi per inquadrare il momento non facile in cui viviamo: e i dati contenuti nella periodica relazione dell’Osservatorio congiunturale sulla industria manifatturiera di Unioncamere, Confindustria regionale e Intesa San Paolo, presentati lunedì 10 marzo 2025 a Bologna, lo confermano.

Meno fatturati, più prestiti

Nel 2024 l’attività industriale in regione ha risentito degli scenari internazionali, hanno spiegato i tecnici di Unioncamere, con un calo di fatturato e produzione attorno al 3% e degli ordini interni del 5%. Per Intesa Sanpaolo invece la domanda di credito delle imprese è rimasta debole, condizionando l’evoluzione dei prestiti. I finanziamenti all’industria hanno chiuso il 2024 con un calo allineato alla media annua. In graduale ripresa i prestiti alle famiglie, con i depositi delle imprese stabili, le quali hanno comunque un alto grado di liquidità. Confindustria Emilia-Romagna cercando di vedere dal canto suo il bicchiere mezzo pieno, ha sottolineato le previsioni moderatamente ottimiste degli imprenditori (351) del campione coinvolto nella sua indagine. E delle 123 mila figure che le imprese regionali si sono dette disponibili ad assumere tra febbraio e maggio il 51% non si trovano.

L’alimentare cresce, la moda cala

La contrazione vissuta dall’industria nel 2024 ha interessato quasi tutti i settori anche se con intensità diverse. Solo l’industria alimentare e delle bevande è cresciuta, aumentando la produzione dell’1,8%. Il risultato più pesante lo hanno mostrato le industrie della moda, con la produzione diminuita dell’8%, valore che, se si eccettua il periodo pandemico, è il peggiore dal 2009. L’industria della metallurgia e delle lavorazioni metalliche, che ha un’elevata presenza di imprese di subfornitura, ha risentito sensibilmente dell’arretramento dell’attività in Europa ed ha diminuito la produzione del 5,1%.

Contrazione di poco inferiore, -3,9%, per l’attività produttiva dell’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto. Le imprese minori hanno subito un calo dell’attività medio del 4,3%, più che doppio rispetto a quello delle imprese medio-grandi (1,9% in media). E non dimentichiamo che in Emilia-Romagna la Cassa Integrazione è aumentata del 55% l’anno passato. Le previsioni dicono che l’economia regionale nel 2025 dovrebbe crescere dello 0,6%, allo stesso ritmo quindi del 2024. A contribuire alla crescita del Pil le stime di aumento dell’occupazione (+0,7%, tra il 2024 e il 2023 è aumentata invece dell’1,7%), una lieve accelerazione dei consumi (+0,9%) e delle esportazioni (+2,2%), valore quest’ultimo che dovrà essere aggiornato alla luce della nuova politica dei dazi. Il presidente Veronesi ha ribadito ieri alla stampa che «questi numeri ed analisi sono una mappa che porta a navigare nella nuova realtà che stiamo vivendo. La nostra economia vive venti di guerra senza la guerra. Non riusciamo ad essere veloci come India, Cina, Usa e dobbiamo invece dare un segnale alla politica, alle associazioni, alla società nel suo complesso».

Invertire la tendenza

Per Veronesi bisogna dare corso agli investimenti, anche con la tempestiva rivisitazione di Industria 5.0 per produrre a costi più bassi, ad un abbassamento dei costi energetici, alla partecipazione dei giovani alla vita delle imprese, ad un sostegno al mercato interno. «Noi non possiamo dare lezioni in economia in Italia e Unione Europea, non siamo i primi della classe». Secondo i ricercatori di Intesa Sanpaolo, anche nella parte finale del 2024 il mercato del credito alle imprese ha registrato una domanda debole, nonostante la riduzione dei tassi, attribuibile al ricorso all’autofinanziamento e al contesto di incertezza. I prestiti alle imprese sono scesi in Emilia-Romagna del 4,7% a dicembre, in linea con la media dei primi nove mesi dell’anno.

La svolta è sostenuta come detto dal calo dei tassi d’interesse e dalla ripartenza delle compravendite residenziali. Lo stock di mutui casa ha infatti invertito il trend, segnando una crescita dello 0,7% anno su anno a settembre, dopo la stretta monetaria del 2022-23. Confindustria Emilia-Romagna nella sua indagine a campione relativa alle previsioni per il primo semestre 2025 ha registrato dal canto suo un andamento molto cauto di aspettative da parte dell’industria. Il clima è di moderato ottimismo nelle imprese di medio-grandi dimensioni, mentre quelle piccole mostrano maggiore difficoltà. Rispetto ai settori merceologici le previsioni sono positive per produzione e ordini nei settori alimentare, legno, carta/stampa e, in minore misura, chimica/farmaceutica e meccanica. Aspettative negative invece nei settori tessile/abbigliamento, ceramica, metallurgia, macchine elettroniche e automotive.

«Manifattura al centro»

«Per competere alla pari con la concorrenza globale abbiamo bisogno – ha detto Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna – di un’Europa che riporti l’industria manifatturiera al centro, con maggiore sostegno e minori vincoli regolatori. Nel frattempo le imprese devono sviluppare e innovare la propria offerta, cercare nuove opportunità nei mercati più vicini e più stabili innovando e se necessario ripensando i propri prodotti grazie alla digitalizzazione e all’Intelligenza Artificiale».

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