Confindustria chiede all’Ue di fermare le “speculazioni” sul prezzo del gas. Gulp


Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, dice che l’Europa deve ridurre i prezzi dell’energia per le imprese contrastando la speculazione sul mercato del gas. I difensori del libero mercato ora chiedono più intervento statale?

Intervenuto al convegno Building a Circular Economy for a Sustainable and Competitive Europe a Bruxelles, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha parlato della necessità, per l’Unione europea, di ridurre i prezzi dell’energia per le imprese in modo da rafforzarne la competitività: a suo dire, Bruxelles dovrebbe insistere sulla neutralità tecnologica – cioè l’utilizzo di tutte le tecnologie disponibili per la decarbonizzazione, e non solo alcune (di solito eolico e fotovoltaico) – e dovrebbe contrastare la presunta speculazione sul prezzo del gas naturale.

CONFINDUSTRIA CONTRO LA SPECULAZIONE DEI PREZZI DEL GAS

“In Europa”, ha detto Orsini, “si deve lavorare per avere un prezzo competitivo dell’energia e non soggetto a speculazioni” che avverrebbero, a suo dire, sul Title Transfer Facility, o Ttf, il punto di scambio virtuale di Amsterdam che funge da riferimento per il mercato regionale. “Se il gas viene comperato a 5 euro per MWh dagli Stati Uniti, se occorrono 10 euro per il trasporto del gas nei rigassificatori italiani, se poi mettiamo un mark up delle imprese e arriviamo a 25 euro: per salire a 50 euro per MWh, quella differenza di 25 euro MWh che paghiamo tutti noi, cittadini e imprese, dove va?”.

Come spiegato spesso da Startmag, ricondurre i livelli dei prezzi europei del gas alla speculazione è fuorviante, sia perché non è vero che la speculazione – anche qualora vi fosse – agisce sempre al rialzo, e soprattutto perché i prezzi sono alti per una questione di relazione tra la domanda e l’offerta: il mercato, cioè, avverte una tensione nell’equilibrio tra offerta e domanda e percepisce la situazione degli approvvigionamenti europei come meno sicura di un tempo, data la maggiore esposizione al commercio globale di Gnl.

LA SPECULAZIONE FINANZIARIA SULL’ETS

Oltre a quella sul Ttf, poi, Orsini ha detto che l’Unione europea deve anche “eliminare le speculazioni finanziarie” dall’Emissions Trading System, o Ets, ovvero il sistema comunitario per lo scambio delle quote di emissione di anidride carbonica. Sistema che, a detta del presidente di Confindustria, è nato per un “nobile scopo”, cioè accelerare la decarbonizzazione, ma poi si è “trasformato in speculazione”.

Riassumendo molto, l’Ets istituisce a livello europeo un mercato per la compravendita dei “permessi” di emissione di CO2. Ogni anno, alle aziende vengono assegnate delle quote di emissione in una quantità che si riduce progressivamente nel tempo: le aziende più inquinanti dovranno perciò acquistare altri permessi se vorranno continuare a emettere CO2 senza incorrere in sanzioni; le aziende più “pulite”, al contrario, hanno la possibilità di vendere le proprie quote inutilizzate. Lo scopo dell’Ets è rendere sconveniente l’utilizzo di combustibili fossili e favorire la diffusione di fonti e tecnologie low-carbon.

L’impatto economico dell’Ets è avvertito soprattutto dalle aziende energivore, cioè che consumano grandi quantità di energia nei loro processi, e hard-to-abate, cioè difficili da decarbonizzare perché i loro processi non sono facilmente elettrificabili.

LA PROPOSTA DI CONFINDUSTRIA

A gennaio il delegato per l’energia del presidente di Confindustria, Aurelio Regina, durante l’audizione presso le commissioni Bilancio e Ambiente della Camera, aveva esposto la proposta dell’associazione per ridurre il prezzo dell’energia per le imprese: disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da fonti rinnovabili da quello del gas. In un rapporto del Centro Studi di Confindustria si leggeva che “è sempre più urgente allentare questo stretto legame, che è di natura regolamentare, per lasciare che il prezzo elettrico sia basato anche sui costi (minori) della generazione da fonti rinnovabili. Il limite europeo al prezzo del gas, invece, non è una soluzione perché, a fronte del rincaro in atto, è ‘non stringente’, essendo fissato troppo in alto (180 euro MWh)”.

Semplificando, sul mercato europeo il prezzo dell’elettricità non è determinato dalla fonte utilizzata per generarla, ma dall’ultima centrale ad accedere alla rete per ordine di merito. Questa centrale, in Europa, è praticamente sempre alimentata a gas, che ha un costo marginale più elevato di un parco rinnovabile (a differenza del combustibile fossile, il sole e il vento sono gratis, quindi il costo marginale degli impianti eolici e fotovoltaici è più basso e hanno la precedenza di merito) ma è indispensabile per compensarne l’intermittenza e garantire il soddisfacimento della domanda elettrica in ogni momento.

LA PROPOSTA DI DRAGHI

Nella sua recente audizione in Parlamento, l’ex-presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che “una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette, per imprese e famiglie”.

A suo dire, “occorre certamente accelerare lo sviluppo di generazione pulita e investire estesamente nella flessibilità e nelle reti. Ma occorre anche disaccoppiare il prezzo dell’energia prodotta dalle rinnovabili e dal nucleare da quello dell’energia di fonte fossile. Non possiamo però unicamente aspettare le riforme a livello europeo”.

“Senza aspettare una riforma europea”, ha spiegato, “possiamo slegare la remunerazione rinnovabile da quella a gas, sia sui nuovi impianti che su quelli esistenti, adottando più diffusamente i contratti per differenza e incoraggiando e promuovendo i power purchase agreement“, vale a dire i contratti di compravendita dell’elettricità a lungo termine e a prezzi fissi tra produttori e consumatori.



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