È (quasi) ufficiale. La Provincia autonoma di Trento stanzierà dei contributi a fondo perduto per favorire il ripopolamento di 33 comuni colpiti dal calo demografico. La proposta, formulata nell’ottica di una politica di maggior coesione sociale del territorio, è indirizzata a soggetti (persone fisiche) “che hanno o intendono acquisire un diritto di proprietà o di godimento su un immobile” in uno dei comuni cosiddetti “marginali“, nei quali “l’immissione di soli cinque nuovi gruppi familiari può cambiare la vita di un paese“, spiega Ileana Olivo, dirigente dell’Unità di missione che ha individuto i territori e accompagnerà i nuovi residenti.
In cosa consiste la proposta – I contributi serviranno a sostenere le spese di acquisto e ristrutturazione di un immobile, per poterlo usare come abitazione oppure per affittarlo a canone moderato a chiunque scelga di spostarvi la sua residenza per dieci anni. Nello specifico, nei centri storici si potrà ricevere una somma equivalente al 40% della spesa complessiva per la ristrutturazione, del 35% al di fuori, fino a un tetto di ottantamila euro. Altri ventimila euro potranno essere ricevuti per l’acquisto dell’immobile da parte di chi ha la residenza fuori dai comuni, fino a un massimo di tre unità immobiliari. Il tutto entro il perimetro territoriale più colpito dalla perdita di abitanti, dove oggi proliferano case abbandonate che necessitano di riqualificazione.
Le tempistiche – Il contributo per la ristrutturazione sarà emesso entro sessanta giorni: i primi lavori potrebbero partire già a inizio settembre 2025. Non ci sono limiti di unità immobiliari: è richiesta solo la necessità di interventi di riqualificazione. L’iter prevede che la richiesta di contributo venga fatta dopo che si sia già individuato l’immobile e lo si abbia indicato nella domanda. In questa prima tranche di lavori, la priorità verrà data a chi è già proprietario e vive fuori comune, a meno che “non abbia compiuto il quarantacinquesimo anno di età“. Ma la Provincia, specifica Olivo, non esclude che in tranche successive vengano coinvolte agenzie immobiliari e vengano organizzati tavoli territoriali per evitare il rischio di speculazioni edilizie.
I territori interessati – Non c’è ancora una lista ufficiale dei territori interessati, spiega Ileana Olivo al Corriere del Trentino, perché il provvedimento dovrà prima essere ispezionato dal Consiglio delle autonomie locali e dalla commissione competente del Consiglio provinciale. Ma tra i 33 paesi preselezionati si trovano alcuni comuni nella Val di Non, come Bresimo e Livo, o nella Val di Sole, come Rabbi e Vermiglio; poi Tre Ville, Bondone e Borgo Chiese (comunità delle Giudicarie), Terragnolo e Luserna (comunità degli Altipiani cimbri), Sover e Giovo (val di Cembra), Palù del Fersina, Castello Tesino, Cinte Tesino e Grigno (Valsugana), Valfloriana e Campitello di Fassa nelle valli di Fiemme e Fassa. Coinvolte anche località sciistiche come San Martino di Castrozza e termali come Sagron Mis, Mezzano e Canal San Bovo. Nelle aree individuate il trend abitativo si è incurvato gradualmente da 10 anni a questa parte, con un calo dallo 0,3% al 20%.
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