
La Commissione europea è pronta a mandare l’Italia in procedura di infrazione, se il decreto sugli indennizzi ai balneari non resterà nel perimetro della legge “Salva-infrazioni”. È quanto è emerso ieri nel corso dell’incontro fra il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini e i rappresentanti delle associazioni di categoria dei balneari. Si trattava del secondo appuntamento, dopo quello dell’11 marzo, per aggiornarsi sull’esito delle richieste dei concessionari.
Il “Salva-infrazioni” approvato lo scorso novembre, che ha imposto le gare delle concessioni balneari entro il 2027, ha delegato al Mit la stesura di un decreto attuativo da approvare entro il 31 marzo, per stabilire le modalità di calcolo degli indennizzi ai concessionari uscenti che dovessero perdere i bandi. Nel “Salva-infrazioni” si afferma che tali indennizzi – che saranno a carico dei nuovi titolari e calcolati da una perizia asseverata – dovranno limitarsi agli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni e non ancora ammortizzati. Invece, i balneari chiedono il pieno riconoscimento del valore delle loro aziende e dei loro beni, compresi quelli immateriali, e propongono il meccanismo della rivalutazione dei beni. Salvini ha appoggiato la posizione delle associazioni di categoria, proponendola alla Commissione Ue, che però ha risposto picche. Secondo quanto riferito dai tecnici del ministero nel corso dell’incontro, se il decreto attuativo non resterà nel perimetro del “Salva-infrazioni” (il cui contenuto è stato concordato con Bruxelles), la Commissione Ue manderà l’Italia in infrazione.
Nella sua risposta al Mit, la Commissione Ue ha fatto presente che «il diritto europeo non prevede alcuna compensazione agli operatori uscenti, ancor meno da parte dei nuovi operatori». Il riconoscimento del valore dei beni, sostengono da Bruxelles, «rappresenterebbe una barriera all’ingresso» e «scoraggerebbe i nuovi operatori dal partecipare alle procedure di selezione». Per questo, conclude la risposta della Commissione, «il decreto dovrà evitare qualsiasi meccanismo che trasferisca ai nuovi operatori l’ordinario rischio di impresa già assunto dai concessionari uscenti per la durata delle loro licenze». Oltretutto, Bruxelles è contraria a tenere conto dei beni immateriali nel calcolo degli indennizzi: secondo l’Ue aspetti come il marchio, l’avviamento e il valore aziendale vanno esclusi dal decreto attuativo, che dovrebbe limitarsi agli investimenti non ammortizzati in beni materiali, come le strutture e le attrezzature. In questo caso per i balneari si tratterebbe di cifre irrisorie, in quanto negli ultimi cinque anni gli investimenti sono stati ridotti all’osso a causa dell’incertezza sul rinnovo delle concessioni.
Le associazioni di categoria hanno esortato Salvini a mantenere ferma la loro posizione, dicendosi pronte a difendersi in Corte di giustizia europea. I balneari ritengono infatti che il riconoscimento del valore aziendale sia un loro diritto, in quanto gli stabilimenti balneari sono imprese private sorte nel rispetto della legge, anche se si trovano su suolo pubblico. L’orientamento del Mit non è ancora chiaro, ma entro dieci giorni uscirà il decreto e si capirà se Salvini avrà deciso di appoggiare le richieste dei balneari oppure attenersi alle indicazioni di Bruxelles per evitare uno scontro. Per il momento, dai comunicati diramati dalle associazioni di categoria è trapelata una certa insoddisfazione per la posizione intransigente della Commissione Ue.
Durante l’incontro di ieri si è discusso anche della revisione dei canoni demaniali sulle concessioni, che è un altro aspetto che dovrà essere disciplinato dal decreto attuativo. Le associazioni di categoria hanno proposto di ricalcolarli in base all’effettiva valenza turistica delle aree, anziché decidere un aumento generico che rischia di essere squilibrato per i lidi situati nelle zone più periferiche. Infine, Salvini ha proposto di scrivere le linee guida di un “bando tipo” per le concessioni balneari insieme a Regioni, Comuni e associazioni di categoria, al fine di evitare disparità tra territori. Negli ultimi mesi alcuni enti locali hanno già avviato le procedure selettive, con bandi molto diversi tra loro che hanno generato ricorsi e contenziosi, come nel caso di Ostia per cui il Tar ha sospeso le gare.
I commenti
La nota ufficiale del Mit, diramata a seguito dell’incontro, non si è sbilanciata. «Oggetto dell’incontro, l’analisi delle proposte pervenute dai partecipanti al tavolo nell’ambito della consultazione sul decreto indennizzi ai concessionari uscenti, tenendo conto delle osservazioni pervenute dalla Commissione europea e delle scadenze da rispettare», afferma la nota. «Temi della consultazione il valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati al termine della concessione, l’equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni e l’aggiornamento dell’entità degli importi unitari dei canoni. È stato ribadito, come in precedenza, che il decreto indennizzi dovrà essere adottato in piena coerenza con quanto previsto dal decreto legge Salva-infrazioni. Il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, inoltre, avvierà tempestivamente il confronto con Comuni e Regioni per il supporto agli enti concedenti nella predisposizione dei bandi».
Anche le associazioni di categoria non hanno comunicato un particolare entusiasmo. Così Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba-Confesercenti: «Il confronto con il ministero e le istituzioni prosegue, ma servono risposte chiare: il decreto indennizzi deve riequilibrare una normativa che oggi non tutela adeguatamente gli attuali concessionari. È fondamentale garantire il riconoscimento dei loro diritti e degli investimenti realizzati nelle imprese. Continueremo a lavorare affinché il provvedimento dia risposte concrete e condivise. Il ministro Salvini ha ribadito l’intenzione di portare avanti un confronto continuo con la Commissione europea. È necessario agire. La legge oggi penalizza gli imprenditori balneari, senza tenere conto dei loro diritti. Il provvedimento può e deve correggere questa distorsione. Il ministro ha ascoltato le richieste, ha raccolto ulteriori elementi e si è impegnato a riconvocare le parti nei prossimi giorni per discutere una bozza di decreto. Ha inoltre confermato che non firmerà il decreto prima del 31 marzo. Il testo dovrà certamente rispettare i principi europei, ma al tempo stesso garantire una risposta adeguata alle giuste aspettative degli attuali concessionari. Il confronto tra parte politica e parte tecnica continuerà, con l’obiettivo di arrivare a una soluzione condivisa con la Commissione europea».
Secondo Antonio Capacchione, presidente del Sib-Confcommercio, «l’incertezza normativa e la conseguente scadenza delle concessioni demaniali, unita a quella dell’emergenza sanitaria, hanno di fatto impedito gli investimenti delle imprese balneari. È pertanto indispensabile la previsione di una rivalutazione dei cespiti aziendali. A tal proposito è necessaria anche la previsione del termine del 31 dicembre 2025 per effettuarla. Così come è altrettanto necessario che tale rivalutazione sia effettuata esclusivamente ai fini civilistici e non fiscali, con esclusione, quindi, di ogni onere per i concessionari attualmente operanti. La remunerazione, poi, per essere equa dovrà prevedere l’avviamento e l’intero valore aziendale che insiste sull’area oggetto di concessione, stante la loro intima connessione». Per quanto riguarda i canoni demaniali, conclude Capacchione, «non possono essere semplicemente aggiornati, ma essendo profondamente ingiusti e sbagliati, dovranno essere rideterminati tenendo presente l’effettiva valenza turistica e la concreta rilevanza economica dell’area oggetto di concessione. A tal proposito sarebbe opportuno che venga effettuata dalle Regioni, riservando agli enti che esercitano le funzioni il relativo gettito con vincolo di destinazione per la tutela e la valorizzazione della costa».
Ancora più battagliero è Mauro Della Valle, presidente di Confimprese Demaniali: «La tutela del patrimonio turistico balneare italiano è un’eccellenza invidiata da tutto il modo per qualità e professionalità dei servizi erogati. Di certo non nascondiamo la testa sotto la testa nell’affrontare le prossime evidenze pubbliche, e siamo certi che sarà premiato il balneare che abbia in pieno onorato la fiducia dello Stato ad avergli concesso un bene della comunità. Ma è impensabile umiliare quelle famiglie balneari che per anni hanno dato lustro all’Italia dell’accoglienza turistica senza riconoscere il valore aziendale. Difenderemo a tutti i costi una macelleria sociale voluta dell’Europa, che vedrebbe passare le nostre imprese a gruppi e fondi di dubbia origine e provenienza».
In rappresentanza dei Comuni è intervenuto Daniele Silvetti, sindaco di Ancona e vicepresidente dell’Anci con delega al demanio marittimo: «Nel decreto indennizzi occorre che siano indicati con chiarezza i criteri per la determinazione dell’indennizzo dovuto al concessionario uscente, senza lasciare margini di interpretazione e discrezionalità, per evitare contenziosi e disparità di trattamento. I Comuni, sui quali ricade già l’onere di gestione delle gare per l’assegnazione delle concessioni marittime, non devono essere messi nelle condizioni di dover affrontare anche gli inevitabili ricorsi intentati sul valore dell’indennizzo indicato nei bandi. Da una prima ricognizione Anci, su circa 650 Comuni costieri, solo una quarantina hanno avviato le gare e in molti casi già si sono aperti contenziosi. Apprezziamo la volontà del ministero di redigere un bando tipo per il corretto svolgimento delle gare e ci dichiariamo fin da subito disponibili ad aprire un tavolo di lavoro congiunto».
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