
Fondo Sure da 100 miliardi, Ecobonus elettriche, Social Leasing, Fondo per la Collaborazione, definizione del ruolo di Stellantis, accordo con altre case auto. Ecco il documento integrale con la proposta di M5S e Left per salvare l’automotive Ue
La transizione elettrica incombe, ma le case auto sono in ritardo su diversi fronti. Il Green Deal non è però l’unico responsabile. Politiche miopi, scelte industriali discutibili e delocalizzazioni hanno contribuito a mettere in ginocchio l’automotive dell’Unione Europea. Gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle e dal gruppo di appartenenza Left propongono un fondo Sure da 100 miliardi di euro per salvare l’industria europea dalla crisi. Ecco il documento in versione integrale.
100 MILIARDI PER RISOLLEVARE L’AUTOMOTIVE UE
Il primo passo per salvaguardare l’industria Ue è l’istituzione di un fondo Sure da 100 miliardi di euro, risorse che verranno erogate in forma di prestiti a condizioni favorevoli. È quanto propone il M5S e Left ne “Una proposta europea per superare la crisi nel settore dell’Automotive in Italia e nell’UE”.
AUTO, LE ALTRE PROPOSTE M5S E LEFT
La proposta degli europarlamentari di M5S e Left prevede diverse misure.
1) Introduzione di Ecobonus su auto elettriche basati su una serie di requisiti come il peso, l’ingombro dimensionale, il tipo di motore, i componenti, il consumo.
2) Riduzione dell’IVA sull’acquisto di veicoli elettrici.
3) Agevolazioni come parcheggi gratuiti e accesso a zone a traffico limitato per mini-car elettriche.
4) Social Leasing per promuovere il noleggio a lungo termine per veicoli con elevato “environmental score”, con sussidi statali per coprire il deposito iniziale.
5) Nuovo sistema di “eco-score” per valutare e comunicare l’impatto ambientale dei veicoli, considerando l’intera catena di fornitura (riparabilità, riciclabilità).
6) Clausola di salvaguardia per investimenti sostenibili per derogare ai vincoli di bilancio e aumentare gli investimenti in mobilità sostenibile.
7) Creazione di un Fondo Europeo per la Collaborazione tra imprese nella produzione di batterie, semiconduttori, software e sistemi di guida autonoma.
8) Introduzione di agenzie di sorveglianza per monitorare i prezzi della ricarica pubblica e garantire trasparenza e rispetto delle normative sulla concorrenza.
9) Riconversione delle aziende del settore auto endotermico verso la produzione di componenti per mezzi di trasporto collettivo green.
10) Definizione del ruolo di Stellantis in Italia ricerca di accordi con altri produttori, come BYD, selezionati secondo criteri di occupazione e sostenibilità.
11) Potenziamento del fondo automotive italiano, con target precisi per la riconversione delle filiere
12) incentivazione del mercato dell’usato elettrico nelle flotte aziendali attraverso incentivi fiscali.
I PROBLEMI DELL’AUTOMOTIVE UE
Sono diversi i fattori che hanno portato all’attuale crisi dell’automotive Ue, secondo gli autori della proposta. Il trasferimento di produzioni verso Paesi con un minor costo del lavoro ha causato la perdita di competenze e capacità produttiva nei paesi a vocazione industriale. Tra le responsabilità delle case automobilistiche ci sono anche scelte discutibili su modelli e investimenti, con un evidente ritardo nell’integrazione di nuovi prodotti e processi.
Inoltre, in questi anni, i produttori europei si sono focalizzati sui motori a combustione interna invece che sulla mobilità elettrica, secondo gli europarlamentari di M5S e Left. Il risultato è che le case europee faticano a produrre modelli elettrici accessibili, quindi competitivi, nei segmenti A e B. Al contrario, negli ultimi anni si è diffusa la tendenza a produrre auto più pesanti, potenti e inquinanti. Un trend che ha favorito la produzione di auto di lusso e ha contribuito alla delocalizzazione della produzione di utilitarie.
Il terzo grande problema dell’automotive europeo è la dipendenza sul fronte energetico, delle materie prime e dei semiconduttori. Un gap che si traduce in un maggiore prezzo delle materie prime, penalizzando fortemente l’industria comunitaria sul fronte della competitività rispetto ai concorrenti, Cina in primis.
CENTRALITA’ DEL SETTORE AUTOMOTIVE ITALIANO
Il documento sottolinea che il settore automotive rappresenta ancora uno dei punti di forza dell’industria italiana. Attualmente occupa circa 13.8 milioni di persone in Europa (il 6.1% della forza lavoro totale). 2.6 milioni appartengono alla categoria del manifatturiero (pari all’8.5% della forza manifatturiera europea), 5.1 milioni sono venditori e 4.5 milioni lavorano nel settore dei trasporti.
Tuttavia, negli anni l’automotive italiano ha perso pezzi importanti per strada. L’unico grande produttore rimasto in piedi è Stellantis. L’anno scorso la produzione è scesa del 40% rispetto al 2023, attualmente è ferma ai livelli degli anni ’50. Due tra gli stabilimenti principali hanno visto un calo rispettivamente del 57,6% e del 63%. A rischio ci sono 50.000 punti di lavoro, scrivono gli autori del documento programmatico. Un duro colpo dopo che la forza lavoro è calata di 10.000 unità tra il 2021 e il 2023. Un quadro a cui si aggiunge il massiccio utilizzo della cassa integrazione, che è costata complessivamente 700 milioni di euro tra il 2021 e il 2024. Al tempo stesso, però, sono aumentati i profitti di Stellantis (+11% nel 2023, raggiungendo 18,6 miliardi di euro) e dividendi per gli azionisti (6 miliardi di euro nel 2023).
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