
Torna l’opzione sconti caldaie dl bollette con alcuni emendamenti presentati da Gusmeroli. Orsini (Confindustria): “Caro energia frena competitività”. Sejourné (Commissione Ue): “Ue riapra miniere terre rare”. La rassegna Energia
Tornano in pista gli sconti per le caldaie a condensazione. Il presidente della Commissione Attività produttive della Camera ha presentato alcuni emendamenti per il ritorno delle agevolazioni fiscali per alcune tecnologie, come i sistemi a combustibili fossili. Tra le altre possibili novità figurano il riconoscimento del bonus sotto forma di sconto in fattura, la gestione dei contributi tramite PagoPa e l’eliminazione del riferimento alla classe B. I prezzi dell’energia pesano sulla competitività dell’industria italiana. Una delle soluzioni è “spingere sugli investimenti”, ha detto ieri il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, nel corso della trasmissione XXI Secolo. “La necessità è che le micro imprese si possano mettere insieme e costruire un percorso di incremento di produttività”, ha aggiunto Orsini. C’è grande attesa per il piano sulle terre rare che Bruxelles inaugurerà oggi. “Bisogna riaprire le miniere in Europa. Solo così saremo competitivi sul mercato dell’auto e in quello delle batterie”. A dirlo è Stéphane Sejourné, commissario Ue agli Affari Interni. La rassegna Energia
TORNANO GLI SCONTI PER LE CALDAIE IN DL BOLLETTE?
“Riaprire uno spazio alle agevolazioni fiscali per le caldaie a condensazione, anche quando non sono collocate all’interno di sistemi ibridi. Dopo il secco stop ai bonus per questi apparecchi, deciso dall’ultima legge di Bilancio, una parte della maggioranza lavora a un clamoroso cambio di rotta. Un pacchetto di emendamenti alla legge di conversione del decreto Bollette, a prima firma Alberto Gusmeroli (Lega, presidente della commissione Attività produttive della Camera), punta alla riammissione degli sconti per alcuni prodotti, come le caldaie predisposte già dal produttore per funzionare all’interno di un sistema ibrido e quelle alimentate con combustibili rinnovabili. (…) Tornando alle caldaie, la legge di Bilancio 2025 ha previsto il divieto di agevolazioni fiscali (ecobonus e bonus ristrutturazioni ordinario) per le cosiddette “caldaie uniche”. Una definizione che lascia aperta la strada agli sconti per gli apparecchi collocati nei sistemi ibridi (…)”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Così, uno degli emendamenti prevede che «le caldaie hybrid ready e le caldaie alimentate con combustibili rinnovabili non si intendono incluse nella definizione di caldaie uniche alimentate a combustibili fossili». Le caldaie uniche – va ribadito – sono quelle per la quali gli sconti restano vietati. In base a questa norma interpretativa non rientrano in questa definizione (e sarebbero quindi agevolabili) gli apparecchi progettati e prodotti per essere abbinati, anche in un momento successivo, a una pompa di calore, diventando ibridi. Si tratta, per l’appunto, dei cosiddetti “hybrid ready”. Discorso simile per le caldaie alimentate da gas rinnovabili (essenzialmente, idrogeno e biometano): anche queste non rientrerebbero nella definizione che porta al blocco delle agevolazioni. (…) Un blocco di emendamenti potrebbe ritoccare la disciplina di questo contributo, per eliminare alcune storture evidenziate nelle scorse settimane dai produttori al Mimit (ministero delle Imprese e del made in Italy), a partire da quelle che favorirebbero i produttori extra Ue. Tra le novità, allora, ci sono il riconoscimento del bonus sotto forma di sconto in fattura, la gestione dei contributi tramite PagoPa e l’eliminazione del riferimento alla classe B. Sulle auto aziendali l’emendamento che andrà in discussione prevede l’attivazione di una salvaguardia per gli ordini effettuati nel 2024 con consegna ritardata entro i primi sei mesi del 2025. In questo modo, sarebbe possibile riammettere nel regime fiscale agevolato chi oggi risulta escluso. (..) Mentre, tra i temi all’ordine del giorno, c’è anche la proroga del debutto dell’obbligo di polizze catastrofali per le imprese. L’emendamento, presentato da Fratelli d’Italia, punta infatti a spostare in avanti l’adempimento di sette mesi rispetto alla scadenza ormai imminente del 31 marzo”, continua il giornale.
ENERGIA, ORSINI (CONFINDUSTRIA): “COSTO SOFFOCA COMPETITIVITA’”
“«Siamo il quarto paese esportatore al mondo, nel 2024 abbiamo esportato 626 miliardi, generando un surplus di 100 miliardi. Abbiamo alcune problematiche da gestire, penso ai 24 mesi di mancata produttività, alla mancanza di competitività per i prezzi dell’energia. Abbiamo la necessità di far crescere le nostre imprese per poter esportare di più, i conflitti geopolitici internazionali ci preoccupano. Occorre spingere sugli investimenti». Ha esordito così il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ospite della trasmissione “XXI Secolo” (andata in onda ieri sera su Rai1) intervistato da Francesco Giorgino, che come primo tema ha affrontato quello della capacità competitiva del sistema imprenditoriale italiano, per proseguire su dazi, transizioni ed energia. (…) “La necessità è che le micro imprese si possano mettere insieme e costruire un percorso di incremento di produttività». Occorre affrontare le transizioni: «le imprese italiane sono le migliori in Europa proprio su transizione e ambiente. Nel 2021 abbiamo già ottenuto sul riciclo gli obiettivi che l’Europa ci imponeva nel 2030, recuperiamo l’80% dei rifiuti speciali. Le imprese hanno saputo rispondere alle richieste dell’Unione europea. L’ultima commissione ci ha posto l’asticella alta, mettendo in crisi la nostra competitività», ha detto Orsini, sottolineando il caso dell’automotive. (…) La guerra dei dazi è un problema. Esportiamo verso gli Usa 67 miliardi di prodotto generando un saldo positivo di 42 miliardi. Settori importanti sono il farmaceutico, che esporta 10 miliardi, e l’alimentare. Gli Usa sono un mercato da salvaguardare. Ci sono anche dazi normativi, che stanno penalizzando le nostre imprese. Dobbiamo lavorare per aprire nuovi mercati, penso al Mercosur, India e Nord Africa. E con gli Usa dobbiamo negoziare e farlo uniti”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Il gas è appunto un tema di competitività, ha sottolineato Orsini: «Verso la Spagna paghiamo il 70% in più, verso la Germania 50% in più, sono numeri che mettono fuori mercato le nostre produzioni. Noi abbiamo lanciato un grido d’allarme su come viene quantificato in Europa il costo del gas: se un’impresa che produce gas e vende gas alle nostre imprese lo acquista a 4-7 euro, aggiungendo il prezzo del trasporto e del mark up, siamo a 20-22 euro. Siamo arrivati anche i 55 euro a mwh. La differenza è una speculazione finanziaria di alcune poche società che non sono vigilate. Abbiamo chiesto in Europa di accendere una luce. (…) serve un mercato unico dell’energia», ha detto il presidente di Confindustria rilanciando il nucleare. (…) Mancano 100mila lavoratori, il mancato incontro tra domanda e offerta costa alle imprese 44 miliardi all’anno», ha risposto il presidente di Confindustria, ricordando che sul piano casa Confindustria sta già lavorando con il governo”, continua il giornale.
ENERGIA, SEJOURNE’: “L’UE RIAPRA LE MINIERE DI TERRE RARE”
“Bisogna riaprire le miniere in Europa. Perché senza le terre rare «siamo troppo dipendenti da Paesi come la Cina». Perché ci servono per aumentare «la nostra difesa e per produrre armi », perché solo così saremo «competitivi» sul mercato dell’auto e in quello delle batterie. La Commissione europea lancia oggi il piano sulle terre rare e il commissario Ue agli Affari Interni, il francese Stephane Sejournè, ne spiega i contenuti. Quarantasette progetti per arrivare ad un livello di estrazione del 10 per cento, di lavorazione al 40 per cento e di riciclaggio al 25 per entro il 2030. Con l’obiettivo di raggiungere un‘autonomia pari almeno al 65% del nostro fabbisogno complessivo. Tra le 47 iniziative, almeno quattro riguardano l’Italia: in Emilia Romagna, Toscana (Rosignano), Lazio (Ceccano) e Sardegna (Portovesme). «Le terre rare – spiega Sejournè – sono il punto chiave per l’Unione Europea. Non averle rappresenta una minaccia esistenziale (…) «Sono fondamentali per l’industria e per la difesa. Non dobbiamo più dipendere da altri Paesi: né dalla Russia né dalla Cina. Senza litio, nichel o grafite non possiamo produrre batterie elettriche. Senza germanio, non possiamo produrre semiconduttori. Il mondo è cambiato rispetto a due o tre anni fa. La situazione geostrategica non è più quella di prima. Dobbiamo prenderne atto». (…) «Entro 27 mesi. I nostri obiettivi sono il 10% dell’estrazione, il 40 per cento della capacità di trasformazione e il 25 per cento della capacità di riciclaggio.
Dobbiamo cercare di essere indipendenti per oltre il 65%». (…) «In Europa abbiamo bisogno di riaprire le miniere. Non abbiamo aperto una sola miniera in Europa negli ultimi 20 anni. Noi mettiamo a disposizione due miliardi di euro».”, si legge su La Repubblica.
“(…) «L’obiettivo è produrre in Europa per l’Europa. Quindi questo è uno dei criteri. Sia per l’estrazione sia per la lavorazione. Il problema non è solo la Cina, ma anche il Gabon, il Sudafrica e altro. Per questo la Commissione sta proponendo anche l’acquisto congiunto. Come ha fatto per i vaccini. Serve un a strategia unitaria». (…) Con l’Ucraina abbiamo già un accordo firmato nel 2021. È un nostro partner e il progetto Graphite copre già il 10% del nostro consumo. Poi ci potranno anche essere altre iniziative». Per essere chiari: nuove miniere proprio entro 27 mesi? «Sì, 27 mesi è il termine massimo per fornire le autorizzazioni. Entro 15 mesi invece deve partire l’attività di riciclaggio e di lavorazione. Dobbiamo ricordarci che il prezzo delle materie prime è salito del 500% a causa delle restrizioni all’esportazione imposte dalla Cina». (…) Può aiutare anche nella guerra dei dazi con Trump? «Lo stiamo facendo per noi stessi. Non importa cosa accadrà con gli Stati Uniti. Di certo dobbiamo andare più veloci. Non possiamo dipendere da nessuno. E nemmeno pagare il prezzo della guerra commerciale che gli Usa conducono anche contro la Cina». Quanto incidono le materie prime sul settore dell’automotive? «Dobbiamo essere indipendenti anche in questo campo, per essere competitivi nella produzione di auto. Il prezzo delle materie prime non può diventare quello che è stato di recente per noi il prezzo del gas russo». Senza estrazioni siamo troppo dipendenti da Paesi come la Cina I materiali ci servono per produrre armamenti e rilanciare l’industria. “Dobbiamo agire entro 27 mesi: l’obiettivo è raggiungere il 65% del nostro fabbisogno A oggi siamo praticamente a zero”, continua il giornale.
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