
In assenza di altre comunicazioni, lunedì 31 marzo tutte le imprese con sede in Italia dovranno sottoscrivere un’assicurazione contro i rischi catastrofali da eventi naturali (CatNat) quali alluvioni, terremoti o frane; nel frattempo si è in attesa, perché il governo ha fatto sapere di star valutando la proroga richiesta a gran voce da tutte le associazioni di categoria. Il rischio, per chi non si metterà in regola, è di perdere l’accesso a contributi e agevolazioni finanziarie e ancora non è chiaro se il taglio delle sovvenzioni sarà retroattivo.
Solo il 5% delle aziende è già assicurata
L’allarme causato dall’entrata in vigore della norma è giustificato da un dato: solo il 5% delle imprese italiane, e il dato bergamasco è in linea, è assicurata contro le catastrofi naturali nonostante il nostro Paese abbia un rischio sismico tra i più elevati in Europa e risulta molto fragile dal punto di vista del dissesto idrogeologico, con quasi il 95% dei comuni italiani a rischio. A rivelarlo sono i dati Ania – Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici – che, più nel dettaglio, raccontano come le microimprese con meno di nove dipendenti siano le più scoperte, con solo il 50% con un’assicurazione antincendio e il 4% per i rischi catastrofali. Quest’ultima percentuale sale al 19% nel caso di piccole imprese e diventa più strutturale nelle medie (72%) e grandi imprese italiane, dove il 97% è coperto.
Ci vuole una polizza ad hoc
Sul nuovo obbligo, pesano diversi dubbi e incertezze. Uno lo spiega Intesa Sanpaolo Protezione che si sta preparando a rispondere alle richieste in arrivo: «Il nuovo quadro normativo non consente più di considerare le coperture catastrofali come “estensioni” di altre coperture ai beni ma impone, per effetto dell’obbligo, di contrarre un prodotto dedicato. Per questo abbiamo adottato un approccio di sviluppo progressivo, basato su affinamenti successivi, per minimizzare l’impatto anche economico dovuto ad alcune incertezze normative».
La richiesta di rinvio dell’obbligatorietà
Diventa quindi più chiaro perché i rappresentanti di artigiani, commercianti e piccoli industriali abbiano cercato di far sentire la propria voce scrivendo direttamente alla premier Meloni chiedendo un rinvio. A Bergamo la situazione non sembra essere molto diversa, come conferma, tra gli altri Stefano Maroni, direttore di Confartigianato: «Le imprese devono avere la possibilità di fare scelte consapevoli, valutando con maggiore calma le offerte sul mercato tenendo anche conto del fatto che le assicurazioni ci hanno dato tempo solo fino al 28 marzo per adeguare alle nuove norme i testi delle polizze da proporre».
Le critiche di tutti i rappresentanti di categoria
Dal canto suo Tomas Toscano direttore di Cna sottolinea come «ad oggi, questa polizza rappresenta l’incapacità dello Stato di garantire la sicurezza del territorio; appare come un’iniziativa a esclusivo vantaggio delle compagnie assicuratrici, che hanno già avviato iniziative commerciali in merito, e comporta un aumento della tassazione indiretta». Critici anche i rappresentanti dei commercianti. «Stimiamo che la copertura assicurativa delle imprese bergamasche sia superiore di qualche punto percentuale rispetto alla media nazionale – dice Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo – tuttavia persiste un significativo ritardo culturale nella consapevolezza del rischio e nella propensione a investire in una copertura adeguata. Eppure i recenti gravi episodi verificatisi in città e provincia dimostrano quanto i rischi siano aumentati».
Filippo Caselli direttore di Confesercenti punta invece l’attenzione «sulle «preoccupazioni da parte delle imprese più piccole per i costi aggiuntivi derivanti da questo obbligo assicurativo». Lucio Moioli, presidente Confcooperative insiste: «L’auspicio è che governo e istituzioni perseguano contestualmente politiche orientate al contrasto ai cambiamenti climatici e alla prevenzione o almeno mitigazione degli effetti più devastanti».
Al corteo di critiche si è aggiunta anche Confindustria. Matteo Assolari, vicepresidente del Comitato piccola industria di Bergamo avverte : «È fondamentale che tutte le aziende adottino un piano per garantire la continuità operativa, ma la norma in vigore impatterà su un numero elevatissimo delle nostre piccole e microimprese».
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