
Per regolamentare l’Intelligenza Artificiale, il Governo ha deciso di mettere in campo un provvedimento ad hoc. Approfondiamo il tema con Emanuele Frontoni, professore ordinario di Informatica all’Università di Macerata e co-director del VRAI Vision Robotics & Artificial Intelligence Lab.
«Il Governo italiano, in linea con le direttive europee, ha avviato un percorso normativo per regolamentare l’Intelligenza Artificiale attraverso un provvedimento specifico che rientra nella strategia più ampia delineata dall’AI Act dell’Unione Europea. L’obiettivo – spiega l’esperto – è garantire trasparenza, sicurezza e rispetto dei principi etici nell’uso dell’IA, con un’attenzione particolare ai settori critici come la sanità, la giustizia e l’istruzione».
Tra le misure previste figurano «obblighi di certificazione per gli algoritmi ad alto rischio, controlli sulla qualità dei dataset e requisiti di spiegabilità delle decisioni automatiche. L’efficacia di questo provvedimento dipenderà dalla sua implementazione pratica: se accompagnato da adeguati investimenti in competenze e strumenti di monitoraggio, potrà favorire un uso responsabile dell’IA senza frenare l’innovazione. Queste prime norme attuative e tutto il quadro dell’AI Act possono costituire un importante occasione per chi produce AI Made in Italy o Made in Eu: se riusciremo ad avere approcci che generano maggiore fiducia nei consumatori o nelle aziende saremo anche in grado di conquistare i mercati in cui il rischio privatezza del dato o diritto d’autore e tutela della conoscenza sono rilevanti. Sta a noi cogliere queste opportunità».
Frontoni evidenzia che il nuovo mondo legato all’AI Act sta facendo nascere anche nuove professioni. E spiega: «All’UniMc è nato uno spin off che si chiama GAIA e che sviluppa piattaforme per la compliance etica degli algoritmi di AI per aziende ed enti».
Ia e le Marche
Per quanto riguarda il quadro regionale l’esperto spiega che «le Marche si distinguono per un tessuto imprenditoriale dinamico, capace di adattarsi alle sfide dell’innovazione, ma attrarre nuovi investimenti nel settore delle tecnologie abilitanti rappresenta ancora una necessità e non possiamo dire di essere una eccellenza del settore. Il territorio vanta eccellenze in ambiti quali la robotica, la manifattura avanzata, l’aerospazio e il fashion tech, e beneficia di una stretta collaborazione tra università e imprese, elemento chiave per la transizione tecnologica. Per attrarre capitali e competenze – osserva – è essenziale potenziare le collaborazioni pubblico-private, incentivare il trasferimento tecnologico e promuovere programmi di accelerazione per startup basate sull’IA. La recente creazione di nuovi incubatori, stimolati da un mando della Regione Marche, e la nascita di una associazione che finalmente li riunisce tutti costituiscono dei passi strategici per rendere il territorio ancora più attrattivo per gli investitori».
È realistico pensare all’utilizzo di nuove tecnologie, come per esempio quelle satellitari, visto il distretto marchigiano dell’aerospazio?
«L’utilizzo delle tecnologie satellitari è un’opzione realistica considerando le competenze sviluppate nel distretto aerospaziale marchigiano e nel settore della geomatica e dell’osservazione terrestre. Pur essendo meno noto rispetto ad altri poli nazionali, il comparto regionale ha maturato esperienze significative in meccatronica, sensoristica avanzata e materiali innovativi, competenze che possono trovare applicazione anche nell’ambito satellitare. L’impiego di tecnologie satellitari per il monitoraggio ambientale, la gestione delle emergenze e l’agricoltura di precisione costituituiscono un nuovo orizzonte per le imprese locali ed anche qui abbiamo ottimi esempi di realtà note a livello nazionale, specialmente nell’agricoltura di precisione».
L’esperto evidenzia che «la GeoAI consente di analizzare i dati satellitari con maggiore efficacia, aprendo la strada a soluzioni innovative per il controllo del territorio e la prevenzione dei disastri naturali. Per rendere concreta questa prospettiva, è necessario un piano di sviluppo territoriale mirato che includa incentivi alla ricerca e collaborazioni con enti spaziali nazionali ed europei». In ogni caso bisognerebbe accelerare la copertura delle aree remote della regione non ancora raggiunte dalla banda ultralarga e dal 5G…. «Investire in infrastrutture digitali significherebbe sfruttare appieno il potenziale dell’Intelligenza Artificiale, rendendo l’innovazione accessibile a tutto il tessuto produttivo delle Marche. Non possiamo però lamentarci molto. Abbiamo una situazione in generale positiva e la tecnologia sta correndo molto anche verso le connessioni satellitari. Non credo che la connettività sia un reale limite all’adozione di tenologie digitali. Sono più preoccupato della poca consapevolezza, soprattutto attorno all’AI e della scarsa cultura del dato. Continuiamo ad usarne pochi e la loro valorizzazione nelle PMI è ancora ben lontana».
Quante Marche ci sono nell’operatività legata all’AI?
«Siamo una regione molto attiva e, in particolare dalle collaborazioni tra i nostri gruppi di ricerca e le università, nascono molte storie significative a livello internazionale. Nascono nelle Marche i sistemi basati su AI per l’analisi del movimento dei bambini prematuri, i metodi di manutenzione predittiva di macchine da caffè basati su segnali audio, i sistemi di assistenza alla creatività dell’uomo nel settore della moda. Se entrate alla Terapia Intensiva Neonatale (TIN) del Salesi di Ancona trovate delle culle monitorate da telecamere. Lo scopo è quello di assistere i clinici con nuove metriche di analisi del movimento, basate su metodi di AI e in particolare di Deep learning. Per addestrare questi approcci sono stati raccolti dei dataset, ovvero tanti esempi, che sono tra i più rilevanti al mondo nel settore. Sarebbe impossibile arrivare a tale livello di monitoraggio dei movimenti usando solo i nostri occhi umani».
L’esperto prosegue spiegando: «Una nota azienda marchigiana che produce macchine da caffè e le vende in tutto il mondo usa sensori e, in particolare, dei microfoni per analizzare il comportamento di queste macchine. Lo scopo è quello di addestrare degli algoritmi di AI a predire una necessità di manutenzione o eventuali rotture. Il sistema di machine learning apprende delle variazioni del suono e delle frequenze emesse della macchina che cambiano all’aumentare del calcare nelle camere di ebollizione. Queste variazioni sono dei “sintomi” non percepibili dall’uomo che ci permettono di prevedere fra quanti giorni avverrà un blocco della macchina. In questi giorni stiamo raccogliendo 8000 immagini da Instagram nel settore della moda. Ad analizzarle non è un umano, ma un’intelligenza artificiale che va a caccia di trend, di forme, di colore dominanti. Sono sistemi di supporto al design di collezioni nel settore del fashion e del lusso. La tradizione delle Marche nel settore moda – spiega – ha contaminato l’AI e oggi nascono dalle nostre parti i principali sistemi di analisi automatica di social media con lo scopo di comprendere i nuovi trend prima dei competitor e disegnare collezioni più efficaci. È una nuova visione di design e di creazione di stili in cui creativi e sistemi automatici collaborano insieme».
L’Intelligenza Artificiale «nelle Marche si manifesta attraverso molteplici realtà – aggiunge -, che possono essere ricondotte a tre grandi aree. Da un lato, vi è il mondo della ricerca accademica e dell’innovazione, con università e centri di ricerca come quelli di Macerata e Ancona impegnati nello sviluppo di studi avanzati sull’etica dell’IA, sulla robotica e sulle applicazioni industriali. Accanto a questa dimensione accademica si colloca il settore industriale e manifatturiero, dove aziende che operano in comparti storici, come il calzaturiero e il fashion, stanno adottando sistemi di Intelligenza Artificiale per migliorare il design e la personalizzazione dei prodotti. Nel settore manifatturiero, invece, si sperimentano soluzioni di manutenzione predittiva e automazione avanzata, incrementando l’efficienza dei processi produttivi. Infine, vi è il mondo delle startup e del trasferimento tecnologico, con piccole realtà emergenti che lavorano su soluzioni innovative, come le tecnologie per la sanità basate sull’IA o l’analisi predittiva applicata ai dati industriali».
Una diversificazione, spiega, che «rappresenta una risorsa strategica per la regione, ma anche una sfida: affinché le Marche possano diventare un vero e proprio polo di riferimento per l’Intelligenza Artificiale a livello nazionale ed europeo, è essenziale creare connessioni più forti tra questi ecosistemi, favorendo il dialogo tra ricerca, impresa e startup per accelerare la trasformazione digitale del territorio».
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