
“Le recenti dichiarazioni del Garante dei detenuti hanno nuovamente messo in luce il sovraffollamento delle carceri, con una presenza media di 3.339 detenuti e un tasso di sovraffollamento che ha raggiunto il 114%. In questo scenario, molte persone in stato di detenzione sono in attesa di un processo, o potrebbero beneficiare di misure alternative. Tuttavia, la mancanza di risorse e strutture adeguate rende difficile la loro reintegrazione sociale. In questo senso le Comunità Educanti Carcerarie offrono una risposta innovativa, che pone l’accento sulla dignità e sull’umanità, lavorando sulla reintegrazione dei detenuti nel tessuto sociale emiliano-romagnolo” commentano Petitti e Parma, che continuano.
“Queste comunità riescono a ridurre significativamente il tasso di recidiva, che nelle carceri italiane raggiunge il 70%, mentre nelle CEC si attesta al 15%. Si tratta di un modello che ha dimostrato di ridurre il costo delle detenzioni (35 euro al giorno per detenuto contro i 140 euro in carcere) e che può essere una risorsa fondamentale per il nostro sistema penitenziario e in generale per la nostra comunità. Per questo attraverso un atto collegato al Documento di Economia e Finanza della Regione, abbiamo garantito l’impegno a supportare economicamente e in modo adeguato i percorsi di esecuzione penale esterna promossi delle CEC presenti sul territorio regionale, proponendo alla Conferenza unificata Stato-Regioni il modello emiliano-romagnolo delle Comunità Educanti Carcerarie come soluzione alternativa al sovraffollamento del sistema di detenzione carcerario” concludono le consigliere.
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