
Supportare la transizione energetica delle imprese agricole, dando modo di partecipare alla produzione e/o consumo di energia da fonti rinnovabili, contando sugli incentivi e sulla possibilità di ridurre la dipendenza energetica, generando benefici alle imprese e al territorio in cui operano. Per tutti questi motivi è nata ConfagriCER, prima comunità energetica rinnovabile nazionale per il mondo agricolo, voluta e promossa da Confagricoltura. Si tratta di una CER di respiro nazionale per le imprese agricole. Un’opportunità che potenzialmente potrebbe essere colta da moltissime realtà, considerando che in Italia si contano più di un milione di aziende agricole (Fonte: Istat).
Cos’è ConfagriCER
ConfagriCER è un progetto che sfrutta le opportunità offerte dalla normativa sulle Comunità Energetiche Rinnovabili e che si configura come una cooperativa aperta alle imprese agricole associate.
Essa permette di regolamentare i rapporti tra la Comunità Energetica che opera a livello nazionale, fungendo da referente verso il GSE per la gestione degli incentivi, con riferimento alle singole configurazioni.
Lo strumento delle comunità energetiche può contribuire alla diffusione della transizione energetica nelle imprese agricole e a ridurre il peso dei costi dell’energia. Secondo le ultime stime, il prezzo all’ingrosso del gas naturale in Italia, nel 2025, è destinato a un incremento del 37%. “Bisogna svincolare il prezzo dell’elettricità da quello del metano, anche per dare spinta alle fonti rinnovabili”, ha rilevato di recente il direttore di Confagricoltura Toscana.
Avviare una comunità energetica impone complessità che poche aziende hanno deciso di affrontare. “L’impegno di Confagricoltura è finalizzato a diffondere il modello delle comunità energetiche rinnovabili in ambito agricolo, oggi molto limitate, cercando di sfruttare le potenzialità legate a questo strumento.Il nostro lavoro sarà di qualificare le configurazioni, gestirle nel tempo e ridistribuire i benefici ai vari soggetti -, afferma Roberta Papili, responsabile dell’ufficio Clima ed energia di Confagricoltura -. Il consumatore che decide di far parte di ConfagriCER non ha costi, ma ha solo vantaggi legati ai suoi consumi, che devono avvenire rispettando alcune modalità prestabilite per generare valore. Quindi, l’impegno sarà di stabilire quanto più possibile un allineamento tra produzione e consumo”.
I motivi alla base dell’avvio
Perché nasce ConfagriCER? Per almeno due motivi: innanzitutto, si vogliono liberare le imprese dall’impegno di organizzare autonomamente delle comunità energetiche, inoltre si intende gestire il tema della configurazione, avendo all’interno di esse tanti soggetti consumatori quant’è la produzione messa a disposizione. Soprattutto, si è partiti con la consapevolezza che la disciplina sulle CER è molto aperta, lasciando la possibilità a qualsiasi soggetto di poter aderire, anche ai soggetti con fragilità energetica, ma anche di uscirne.
“ConfragriCER intende essere una comunità energetica caratterizzata da una produzione di energia realizzata in ambito agricolo, in maniera prevalente o prioritaria da parte delle aziende associate. A livello di consumi, pur pensata come strumento a disposizione delle imprese associate, si presta a essere un’opportunità anche per il territorio in cui sono attive le configurazioni, prevedendo un coinvolgimento attivo”, specifica la responsabile dell’ufficio Clima ed Energia di Confagricoltura.
Sviluppare la transizione energetica delle imprese agricole
Un aspetto interessante è la possibilità di mettere in comunità i sistemi di accumulo e i sistemi di ricarica elettrica. “Il percorso di elettrificazione e transizione energetica delle imprese agricole può contare anche su queste opportunità. Oltre alle misure incentivanti previste dalla misura Parco Agrisolare, ricordo anche la seconda fase del PNRR che sarà prorogato a novembre e allarga la platea di richiedenti di contributi per installare impianti FER anche ai comuni fino ai 30mila abitanti”.
Il percorso che ha portato al varo di ConfagriCER parte da lontano. La stessa responsabile dell’ufficio Clima ed energia di Confagricoltura spiega che l’ente da tempo promuove la produzione di energia da fonti innovabili all’interno delle aziende associate e lavora anche per favorire il tema dell’autoconsumo. “Abbiamo rilevato fin da subito la difficoltà a organizzare un sistema di comunità energetica all’interno del quale far confluire le aziende agricole in veste di produttori, consumatori o prosumer. Da qui è nata l’idea, non appena si è definito il quadro normativo, di avviare una nostra iniziativa in cui accogliere delle progettualità specifiche realizzate dalle aziende”.
Una CER che parte da lontano
Confagricoltura si è mossa già nel 2023, soprattutto facendo leva su una previsione normativa specifica per le comunità energetiche agricole, che prevedeva una serie di deroghe. “Mi riferisco, in particolare, alle CER governate da imprese o da organizzazioni agricole, prevedendo anche un allargamento della platea degli operatori e della capacità di produzione dei singoli impianti, andando anche oltre la potenza di 1 MW e, soprattutto, lavorando su configurazioni di autoconsumo condiviso, che potessero andare al di là del perimetro della cabina primaria. Abbiamo, quindi, posto le basi per lavorare a un progetto di CER nazionale”.
Il cammino non è stato privo di complessità. “Ci siamo scontrati con la possibilità di collegare questo modello di comunità energetica nazionale con il meccanismo di incentivazione previsto dal decreto Cacer. Da qui abbiamo cercato di delineare un’alternativa, ipotizzando di lavorare su comunità energetiche provinciali. Tuttavia, a ottobre 2024 c’è stato un chiarimento da parte del GSE che ha riaperto in parte rispetto alla possibilità di andare a costituire delle comunità energetiche a respiro nazionale. È un’apertura parziale, perché tuttora non comprende la possibilità di inserire nelle configurazioni impianti di potenza superiori al megawatt. Quindi abbiamo progettato una CER al cui interno stiamo strutturando alcune configurazioni di autoconsumo agganciate virtualmente alle singole cabine primarie, ma governate da un’entità nazionale”, specifica ancora Papili.
Lo sviluppo del progetto pilota in Lombardia
La stessa Confederazione fa sapere che sta già lavorando alle prime configurazioni di ConfagriCER con un progetto pilota sviluppato con Confagricoltura Mantova, che vede la realizzazione di impianti fotovoltaici nelle aziende agricole locali, aprendosi anche a realtà quali amministrazioni pubbliche locali. L’energia prodotta sarà destinata all’autoconsumo diffuso e alla condivisione tra i soci, consentendo un utilizzo più efficiente delle risorse. A supportare questa iniziativa sperimentale c’è Edison, che intende mettere a disposizione la propria competenza per lo sviluppo degli impianti e il supporto tecnico alle imprese agricole.
Per quanto riguarda la produzione energetica, l’interesse prioritario è verso il fotovoltaico, per la sua facilità di implementazione nelle aziende. Tra l’altro, è previsto anche dal DL Agricoltura che, nel caso delle comunità energetiche, possono aderire anche impianti fotovoltaici realizzati a terra su terreno agricolo, aggiunge Papili. In alcuni progetti locali, saranno coinvolti anche impianti agrivoltaici.
Transizione energetica delle imprese agricole: benefici e sfide
Quanto potrà essere utile questo strumento, anche per cercare di alleviare il peso delle bollette energetiche, che sappiamo benissimo quanto pesi anche sulle imprese agricole?
“Il meccanismo delle CER riconosce un beneficio economico all’azienda in relazione ai suoi consumi. Contare su un contributo è un vantaggio economico che ristora le aziende. Ma la stessa produzione energetica da fonti rinnovabili è uno strumento che genera una maggiore indipendenza energetica e contribuisce alla transizione energetica delle imprese agricole – fa sapere la funzionaria di Confagricoltura –. Il tema della comunità energetica si inserisce in un momento particolare: da un lato, le imprese hanno urgenza di contenere il costo della componente energetica; dall’altro possono contare su una progressiva riduzione dei costi della tecnologia fotovoltaica. Il buon meccanismo di incentivazione e la capacità di organizzare e gestire negli anni le configurazioni, ci fanno essere ottimisti rispetto a questo tipo di percorso che abbiamo intrapreso”.
La necessità di formare competenze
Tra l’altro, Confagricoltura sta organizzando una serie di iniziative legate alla formazione. L’argomento delle CER e della transizione energetica delle imprese agricole pone la necessità di contare su molte competenze per supportare le imprese nello sviluppo dei nuovi impianti all’interno dell’azienda, per gestire i consumi, anche nell’ottica dell’efficienza energetica. “Proprio per questo stiamo anche elaborando un percorso formativo legato alle nostre strutture territoriali, che partirà in primavera, insieme alla piena operatività di ConfagriCER. È una sfida importante, ma siamo fiduciosi” conclude Papili.
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