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1 Aprile 2025
lavori nelle periferie da Napoli a Bari


Il progetto pilota di «Sanza: il borgo dell’accoglienza», nel Salernitano, presentato dal Comune e sostenuto dalla Regione Campania, è uno dei 21 in tutta Italia per i quali il Pnrr ha stanziato circa 420 dei mille milioni destinati complessivamente al recupero sociale, turistico e produttivo dei piccoli centri abitati del Paese a rischio spopolamento. Venti i milioni assegnati a Sanza, il bando regionale per le Pmi interessate è già stato emanato: il progetto, che prevede anche un albergo sostenibile, dovrebbe andare in porto nella scadenza prevista, entro la metà del 2026.

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È una delle tante storie che spiegano perché – come ricordato anche l’altro giorno dal presidente dell’Anci Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli – il motore dei Comuni sta dettando i ritmi al Piano nazionale di ripresa e resilienza: nel confronto fra i cronoprogrammi e la realizzazione delle opere, l’87% degli interventi di cui sono attuatori viaggia nel rispetto dei tempi. L’Anci, nel suo ultimo report, spiega che gli interventi con un ritardo certificato sono l’8,6%, contro il 10,4% delle Regioni, il 17,7% registrato fra musei e beni culturali, il 18,5% delle scuole e il 19% evidenziato dalle grandi imprese pubbliche, da Rfi all’Anas (dove, peraltro, si concentrano i cantieri più grossi sul piano finanziario).

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I cantieri

Il 40% dei quasi 64mila cantieri comunali del Pnrr è al lavoro, il 17% è al collaudo e il 28% si è chiuso. Numeri importanti se si considera che i progetti relativi ai 7.848 Comuni che li hanno presentati sono oltre 62mila (il 23,3% del totale) e impegnano 24 miliardi e 226 milioni delle risorse Pnrr, il 15,8% del totale. Di questi progetti, il 58% riguarda opere pubbliche, con una spesa media di un milione e 284mila euro. Ma attenzione: i Comuni (e le Città metropolitane) rivestono il ruolo di soggetti attuatori, e dunque con piena responsabilità operativa dei singoli interventi, “solo” in 37 dei 75 campi di investimento complessivo previsti dal Pnrr nelle sue sei Missioni. La quota maggiore di risorse, infatti, è prevista per le imprese (al primo posto) e per le Regioni. Ma a giudicare dalla tabella di marcia dell’Anci, è difficile negare che saranno proprio loro i primi a tagliare il traguardo della chiusura dei cantieri e della rendicontazione della spesa, al netto delle criticità che sono già emerse in questi mesi. Dalle incognite sul completamento del piano degli asili nido ai ritardi, segnalati dall’Anci e raccolti dal ministro del Pnrr Foti, relativi alla materiale certificazione della spesa sostenuta, per mancanza – a quanto pare – di un numero adeguato di addetti.

Ma come cambieranno, grazie alle risorse del Pnrr, i Comuni italiani? In linea generale, saltando da una regione all’altra, si può dire che esiste un minimo comun denominatore di progetti che va dalla digitalizzazione e dall’ammodernamento delle scuole dell’obbligo alla realizzazione di ciclovie e piste ciclabili, dall’acquisto di bus e tram elettrici ai piani di riqualificazione urbana (i cosiddetti Pinqua), anche se per questi ultimi il bilancio non sarebbe del tutto positivo. Ogni città ha ovviamente puntato su priorità specifiche: Roma, ad esempio, ha messo in elenco soprattutto le opere necessarie al Giubileo, quasi tutte realizzate; Napoli sul recupero e il rilancio di periferie importanti, come Scampia e l’area di San Giovanni, sul potenziamento della linea ferroviaria metropolitana, sul recupero e riutilizzo dell’Albergo dei poveri, solo per citare alcune delle priorità indicate dalla giunta Manfredi; a Bari i fondi del Pnrr serviranno tra l’altro a cambiare volto a piazza Aldo Moro, che diventerà interamente pedonale mentre a Palermo, dove pure ci sono criticità importanti, 15 dei 48 progetti in campo riguardano le scuole. Di sicuro, come evidenziato anche dall’ultimo Rapporto Svimez, i Comuni meridionali stanno facendo la propria parte rispetto alla mission del Recovery plan. A fine 2024, «su 11,3 miliardi di fondi in dotazione ai comuni del Sud (rispetto ai 26,8 mld che rappresentano il totale delle risorse a disposizione del comparto comunale per interventi di carattere infrastrutturale), i sindaci sono riusciti a mobilitare una quota di risorse in linea con gli obiettivi del Piano». Svimez ricorda altresì che «nel triennio 2024-2026 l’impatto aggiuntivo degli investimenti del Pnrr sul Pil meridionale è stimato in circa 1,8 punti percentuali, superiore a quello rilevabile nelle regioni del Centro-Nord (1,6 punti). In media, circa tre quarti della crescita del Pil del Mezzogiorno nel triennio è legata alla capacità di attuazione degli investimenti del Piano, a fronte di circa il 50% nel resto del Paese».





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