
Sono più di 21 milioni i contribuenti con una o più cartelle, per un valore complessivo pari a 1.272 miliardi di tasse non pagate. Si tratta per lo più di dipendenti e pensionati, ma sono le società le più indebitate con il Fisco. Un’analisi dei dati forniti in Senato
Chi non paga le tasse in Italia?
Si tratta di oltre 21 milioni di contribuenti che, dal 2000 al 2024, hanno accumulato circa 176 milioni di cartelle, avvisi di addebito e avvisi di accertamento esecutivo ancora non regolarizzati.
Dal punto di vista complessivo, i più indebitati con il Fisco sono le persone fisiche non titolari di partita IVA. Dipendenti e pensionati hanno l’84,3% di carichi pendenti. Autonomi e liberi professionisti sono i titolari del 13% delle cartelle che affollano il magazzino AdER, e solo il 15,8% è riferito a società.
Sono però queste ultime quelle il cui inadempimento pesa di più, per un totale di 819,4 miliardi di debiti accumulati e non pagati.
Questi alcuni dei dati forniti nel corso della settimana che si avvia a conclusione, nell’ambito del ciclo di audizioni in corso in Senato sulla gestione del magazzino dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.
Chi non paga le tasse? L’identikit degli indebitati (spesso seriali) con il Fisco
Alla data del 31 gennaio 2025 i crediti accumulati nel magazzino dell’AdER ammontano a 1.272,90 miliardi di euro, relativi a carichi affidati dal 2000 al 2024.
Si tratta di 290 milioni di singoli crediti, contenuti in circa 173 milioni di
cartelle, avvisi di addebito e avvisi di accertamento esecutivo, indirizzati a che circa 21,8 milioni di contribuenti.
Nella maggior parte dei casi si tratta di “debitori seriali”: è presente un’elevata recidività e il 60% dei soggetti è stato iscritto a ruolo in almeno 10 differenti annualità.
Questi i dati forniti dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate nel corso dell’audizione del 27 marzo in Commissione Finanze del Senato. L’indagine conoscitiva che avvia la discussione sulla proposta di rottamazione quinquies fornisce anche il profilo di chi sono i debitori nei confronti del Fisco.
Dipendenti e pensionati, tante cartelle ma di importo basso. Società le più indebitate
Come evidenziato, tra gli altri, dal Dipartimento delle Finanze MEF, sugli oltre 21 milioni di indebitati, l’84,3% dei singoli crediti è relativo a persone fisiche. Nel 71,3% dei casi si tratta di dipendenti e pensionati, mentre è pari al 13% la quota attribuibile ad autonomi e liberi professionisti.
Solamente il 15,8% è riferito alle persone giuridiche, cioè società di persone, di capitali o ancora cooperative.
Se complessivamente l’identikit dei più indebitati con il Fisco restituisce l’immagine di persone fisiche non titolari di partita IVA, sul fronte del peso dell’inadempienza la situazione si capovolge.
Il valore dei debiti complessivi è più alto per le persone giuridiche, che devono un totale di 819,94 miliardi di euro al Fisco, pari al 64,4% del totale.
Di contro, l’84% dei crediti attribuiti a persone fisiche vale circa 453 miliardi, di cui 298 miliardi circa riferito a dipendenti e pensionati e 155 miliardi circa riferito a titolari di partita IVA.
Società di capitali, quasi 663 miliardi di debiti con il Fisco
Le sole società di capitali sono titolari del 52,1% di tutto il carico residuo contabile del magazzino AdER, con un conto complessivo dovuto pari a 662,88 miliardi di euro pendenti.
Come evidenziato dal Dipartimento delle Finanze, sul fronte del numero contribuenti e del carico residuo è presente una relazione inversamente proporzionale, dove al diminuire della prima l’altra aumenta.
Le persone fisiche senza attività economiche hanno in carico quasi tre quarti dei crediti ma poco meno di un quarto del valore residuo complessivo.
Interessante anche il dato territoriale: le regioni Lombardia, Campania e Lazio hanno poco più della metà del carico residuo, pur rappresentando poco più di un terzo della popolazione.
Più del 90% delle cartelle non supera i 5.000 euro: l’ipotesi di condono dei microcrediti per “liberare” l’AdER
L’analisi delle grandezze del magazzino della Riscossione è fondamentale per capire come risolvere la questione del difficile recupero della mole abnorme di crediti accumulati negli ultimi anni.
Nelle audizioni in Senato un aspetto emerso è relativo al peso delle micro-cartelle.
La maggior parte dei singoli crediti, pari a 221,38 milioni e al 75,90% del totale, si riferisce alla fascia fino a 1.000 euro, per un totale di 58,9 miliardi circa di carico residuo (4,6% del totale).
Guardando ai crediti fino a 5.000 euro, emerge che il 93% dei singoli crediti copre solo il 12% del totale del magazzino.
Spostando lo sguardo all’estremo opposto, i crediti sopra i 500.000 mila euro, pari allo 0,1%, rappresentano quasi la metà del totale delle somme da riscuotere.
Da qui la suggestione, avanzata anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio, di stralciare le cartelle di importo più basso per consentire ai funzionari del Fisco di indirizzare le proprie forze verso i crediti di importo più rilevante.
Una soluzione estrema, sulla quale è plausibile che si discuterà a lungo, che rischia di minare al sempre più complesso rapporto tra Fisco e contribuenti e disincentivare il corretto adempimento.
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