
La Commissione Attività produttive alla Camera ha riesaminato tutti gli emendamenti del Dl Bollette della maggioranza dichiarati inammissibili per i quali erano stati presentati ricorsi da parte dei vari gruppi politici di appartenenza e ha così “ripescato” il Bonus Elettrodomestici 2025.
«Si richiamava la Camera, con una circolare, dal ministro per i rapporti con il Parlamento, ad applicare dei filtri stringenti in materia di competenza e coerenza degli emendamenti» ha raccontato Andrea Barbotti, relatore alla Camera. Si procedeva pertanto ad esaminare di nuovo gli emendamenti esclusi e a valutarne, nel quadro generale, l’ammissibilità.
Dl Bollette, la Camera “ripesca” il Bonus Elettrodomestici 2025 tra gli emendamenti
Si è poi provveduto a riammettere ripescaggio solo quegli emendamenti che sono stati definiti «coerenti», in termini di contenuti, al testo del DL n. 19/2025, meglio noto come Dl Bollette, contenente “Misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza” , in Gazzetta Ufficiale da fine Febbraio, che aveva come centro dell’azione politica la spinta ad aiutare imprese e famiglie a contrastare il dilagante caro bollette.
A superare il riesame e passarlo, con una piena riammissione il bonus elettrodomestici 2.0 all’interno del decreto Bollette. L’agevolazione non dovrebbe essere accessibile tramite click day ma grazie ad uno sconto in fattura applicato direttamente dal venditore. L’intera pratica burocratica dovrebbe essere gestita dal venditore, cosa questa che dovrebbe rendere più agevole l’accesso allo sconto. Il Bonus Elettrodomestici sarà accessibile fino a esaurimento fondi mentre per i venditori il recupero rispetto alla riduzione sul costo praticata ai propri clienti dovrebbe ritornare sotto forma di credito di imposta.
Il contenuto dell’emendamento
Questo nuovo incentivo fiscale è volto a promuovere l’efficienza energetica e a sostenere l’industria europea. Il Bonus Elettrodomestici è destinato a favorire la sostituzione di elettrodomestici obsoleti con modelli ad alta efficienza energetica, contribuendo al risparmio energetico domestico e al corretto smaltimento degli apparecchi sostituiti.
L’emendamento in questione inizialmente ritenuto inammissibile risulta adesso dunque reintrodotto. Nello specifico, rispetto alla tipologia di elettrodomestici inclusa nell’ipotesi di bonus, propone di rimuovere il riferimento alla classe B per l’accesso al contributo, visto che il bonus è stato vittima di un iter difficoltoso, con varie vicende che hanno visto il decreto attuativo, atteso per febbraio, ancora non emanato, proprio a causa della scelta della classe energetica B quale soglia minima richiesta per ottenere il contributo e che ha portato ad escludere dai contributi una buona parte dei prodotti fabbricati in Italia.
Disco verde anche per l’emendamento di ItaliaViva che punta a rendere le bollette dell’energia più leggere grazie ad uno stop «agli oneri concessori per i distributori elettrici» definito dal presentatore dell’emendamento un ‘balzello per dare dei soldi al Mef’.
Altri emendamenti bocciati per la seconda volta
Non la spuntano diversi altri emendamenti dei quali si era molto parlato nelle settimane scorse. Tra questi pollice verso per l’emendamento che chiedeva il rinvio per l’entrata in campo delle polizze catastrofali. La proposta emendativa di Fratelli d’Italia aveva l’obiettivo di rinviare di sette mesi l’obbligo per le imprese di assicurarsi contro le catastrofi naturali.
Stessa sorte anche per un’altra proposta sempre FdI sulle auto aziendali che chiedeva di escludere dall’applicazione del nuovo sistema di tassazione, continuando invece ad applicare l’attuale, dei fringe benefit, messo a punto dall’ultima legge di Bilancio, «i veicoli concessi ad uso promiscuo dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2024» e per «i veicoli ordinati dai datori di lavoro entro il 31 dicembre 2024 e concessi in uso promiscuo dal 1° gennaio 2025 al 30 giugno 2025».
Questo emendamento non è stato, di fatto, valutato in quanto tale, per la sua specificità, ma in quando poco coerente con il testo di base del Dl Bollette approvato in Cdm.
Le perplessità sulle caldaie a condensazione
Non poche le perplessità, infine, suscitate dalla riapertura del governo ad una riduzione fiscale per le caldaie a condensazione, anche quando non collocate all’interno di sistemi ibridi. Un vero dietrofront rispetto allo stop deciso in sede di legge di Bilancio solo pochi mesi fa, ai bonus per questa tipologia di caldaie.
Le perplessità derivano dalla incongruenza di questa misura rispetto alle norme Europee vigenti, in particolare la direttiva sull’efficienza energetica degli edifici e i successivi documenti di implementazione, che proibiscono fermamente di incentivare qualsiasi tipo di impianto di riscaldamento che funzioni, anche temporaneamente, con gas fossile.
Anche l’Associazione “Riscaldamento Senza Emissioni” ha fatto sapere attraverso comunicati ufficiali la propria contrarietà a questa decisione, spiegando come «continuare ad incentivare le caldaie a gas, non va solo contro quanto stabilito dalle Direttive europee, che in tal senso sono chiare e definitive, ma rischia di portare l’Italia sotto procedura di infrazione, rischiando di far sprecare risorse economiche che possono essere utilizzate per priorità ben più importanti».
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