1 Aprile 2025
“Il Governo vuole togliere alle Regioni il diritto di decidere sul proprio futuro”


L’Emilia-Romagna chiude la programmazione dei Fondi europei 2014-2020 con il pieno utilizzo delle risorse e risultati concreti per cittadini, imprese e territori. Un successo che conferma l’efficacia di un metodo basato sul coinvolgimento delle parti sociali, del mondo economico e della ricerca. Come poi evidenzia l’Annuario statistico della Ragioneria Generale dello Stato, la Regione Emilia-Romagna nel 2024 aveva già impegnato oltre la metà dei fondi della nuova programmazione 2021-2027, per un totale di 1,087 miliardi di euro, distribuiti tra i programmi FSE+ e FESR (entrambi pari a oltre 1 miliardo di euro), e il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (588 milioni di euro).

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“Eppure, mentre la nostra Regione si distingue per capacità di gestione, il Governo Meloni punta ad accentrare la gestione dei fondi europei, mettendo a rischio l’autonomia delle Regioni e la possibilità di programmare interventi mirati alle reali esigenze dei territori – commenta la consigliera regionale Pd Francesca Lucchi -. Una preoccupazione che è stata al centro della grande mobilitazione della Piazza per l’Europa a Roma, dove migliaia di cittadini e amministratori locali hanno ribadito la necessità di un’Europa vicina ai territori, capace di garantire risorse e strumenti per la crescita delle comunità. Per dare alcuni numeri, sul nostro territorio, nell’ultimo periodo abbiamo attratto risorse europee per oltre 2 milioni di euro che vanno da progetti sulla resilienza climatica per le città e i paesi dell’Adriatico all’ottimizzazione dell’accessibilità in corrispondenza e intorno alle fermate dei trasporti pubblici locali e la pianificazione territoriale attiva del trasporto pubblico locale. Per quanto riguarda invece l’Unione dei Comune Valle Savio i finanziamenti europei sono arrivati aggiornamenti dal PSR, dal FESR e dalle ATUSS/STAMI, oltreché dal PNRR digitale. Solo sul PNRR digitale il beneficio economico per i Comuni dell’Unione sugli 8 bandi usciti è stato di oltre un milione di euro (in questa cifra è esclusa Cesena) e sono in attesa di invio ulteriori candidature riguardanti SUAP e SUE”.

“La chiusura di questa programmazione dimostra che le Regioni, e in particolare l’Emilia-Romagna, sanno usare le risorse europee in modo efficace, trasformandole in progetti concreti per lo sviluppo e l’inclusione – Lucchi –. Non possiamo accettare che un Governo a trazione centralista voglia depotenziare questo modello virtuoso, accentrando la gestione dei fondi e sottraendo alle Regioni la possibilità di decidere come e dove investire. I numeri parlano chiaro: grazie alla programmazione 2014-2020, in Emilia-Romagna 850mila persone hanno avuto accesso a percorsi di formazione e misure di welfare, oltre 2.800 imprese hanno ricevuto sostegno per innovazione e internazionalizzazione e gli investimenti generati superano 887 milioni di euro. Una strategia vincente che ha consentito alla Regione di scalare le classifiche europee in termini di innovazione, coesione sociale ed equità”.

“Concentrare la gestione dei fondi a livello nazionale significa allungare i tempi, perdere la capacità di rispondere alle esigenze locali e mettere a rischio investimenti strategici – prosegue Lucchi –. L’Emilia-Romagna ha dimostrato di saper trasformare i fondi europei in opportunità concrete, ma se il Governo proseguirà su questa strada, rischiamo di tornare indietro di anni, con una gestione burocratica e lontana dai bisogni dei territori. L’Europa rappresenta una leva per il cambiamento e la crescita, ma per funzionare ha bisogno di un coordinamento efficace tra istituzioni locali e realtà produttive. L’Emilia-Romagna è un esempio di come le risorse europee possano essere impiegate in modo mirato ed efficiente, grazie a un dialogo costante con il tessuto economico e sociale. Oggi celebriamo un risultato importante, ma non possiamo abbassare la guardia – conclude la consigliera –. Dobbiamo difendere il diritto delle Regioni di gestire i fondi europei in autonomia, perché nessuno meglio di chi vive e amministra un territorio può sapere di cosa ha bisogno per crescere. Il Governo non usi l’Europa come strumento di accentramento, ma la consideri per ciò che è davvero: un’opportunità per lo sviluppo e il benessere di tutti”.

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