7 Aprile 2025
Perché nei campi non cresce il credito



L’ agricoltura è sempre più senza credito. Così almeno parere stando ad una serie di dati circolati in occasione del Forum “Credito e finanza 2025” dell’Associazione bancaria italiana. Una condizione che desta più di qualche preoccupazione e che deve essere presa con molta attenzione.
A sollevare la questione è stata recentemente Copagri che in una nota ha fatto rilevare come «negli ultimi 15 anni il credito agricolo abbia subito una contrazione significativa: lo stock complessivo di finanziamenti al comparto è passato dai 43 miliardi del 2010 ai 39,5 miliardi del 2023, con una flessione media annua del 2,5% negli ultimi cinque anni». E non solo perché il «il credito fondiario, cioè quello destinato agli investimenti strutturali, come terreni e macchinari, dal 2009 al 2023 ha registrato un calo del 40%». Alla base di tutto questo pare siano più cause. L’aumento, ad esempio, dei prezzi dei terreni ma anche la diminuzione delle “politiche creditizie post-crisi”, così come un sistema di garanzie che sembra non favorire le imprese la cui vita è complicata anche da una burocrazia bancaria non sempre di facile risoluzione. Una tendenza analoga sembra esserci stata per il cosiddetto credito di esercizio, cioè quello utilizzato per la gestione corrente delle imprese agricole (l’acquisto di sementi, fitofarmaci e fertilizzanti), che «al 2010 al 2023 si è ridotto del 30% in termini reali».
La conseguenza di tutto questo? Per Copagri sta nella diminuzione delle possibilità di ammodernare le aziende, rispondere meglio alle sollecitazioni dei mercati, avere un orizzonte un po’ più certo. Un quadro che non è certo tranquillizzante. Eppure, qualcosa si potrebbe fare magari guardando a ciò che viene già fatto in altri paesi come la Germania e la Francia. I tedeschi hanno da tempo istituito una banca pubblica per prestiti a tasso zero; i francesi si basano su garanzie mobiliari sui raccolti futuri che forniscono agli agricoltori la possibilità di ottenere credito a breve termine senza ipoteche immobiliari.
In Italia comunque qualcosa viene fatto. Basta pensare a quanto periodicamente avviato dall’Ismea per gli acquisti di terreni da parte dei giovani, oppure quanto Agea (l’Agenzia per i pagamenti in agricoltura) ha recentemente reso noto: un fondo da 101 milioni di euro per la gestione del rischio, di cui quasi 52 destinati al settore vino, a cui vanno aggiunti altri 10 milioni che provengono dal fondo mutualistico Agricat. Ulteriori fondi sembra siano in arrivo sulla base della legge 100/2023 per le imprese agricole danneggiate dalle ultime alluvioni e altri dedicati alla zootecnia. Risorse sicuramente importanti che, tuttavia, paiono non bastare e che soprattutto sono destinate in buona parte a soccorrere le imprese in emergenza oppure colpite da eventi catastrofici.
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