
Matteo Perego di Cremnago è Sottosegretario di Stato alla Difesa dal novembre 2022. Deputato di Forza Italia, classe 1980, ha una formazione internazionale in economia (Università Bocconi) e una solida esperienza manageriale.
Siamo di fronte a uno scenario nuovo per l’Italia: si parla molto dei temi della Difesa. Mi verrebbe da dire finalmente…
«La Difesa è tornata centrale perché il contesto geopolitico e i numerosi conflitti che minacciano il nostro continente impongono una rinnovata consapevolezza sull’importanza della sicurezza come pilastro della società. Le recenti dichiarazioni del presidente Trump ci fanno capire che gli Stati Uniti potrebbero assumere un ruolo diverso rispetto al passato, in cui sono sempre stati garanti della sicurezza europea. Tocca a noi europei assumerci più responsabilità, con maggiori investimenti e coinvolgendo anche l’opinione pubblica sui benefici e sui rischi di questo nuovo scenario».
Un paio di generazioni si sono illuse di aver buttato fuori la guerra dalla storia. Ma i fatti hanno la testa dura…
«Abbiamo goduto di settant’anni di pace in Europa, forse il traguardo più importante della storia contemporanea. Ma mentre noi vivevamo i frutti della libertà, altre aree del mondo continuavano a essere attraversate da crisi e conflitti. Quando la guerra è arrivata ai confini dell’Europa, come in Ucraina, abbiamo visto un deterioramento delle nostre condizioni di sicurezza. Dobbiamo tenere conto anche dei cosiddetti conflitti ibridi: attacchi informatici, campagne di disinformazione, furti di brevetti e spionaggio industriale sono armi usate dai nostri competitor. Serve un piano di sicurezza nazionale che coinvolga tutti i settori strategici, non solo le Forze Armate».
L’Europa fa bene ad investire nella Difesa, ma bisogna anche spendere meglio. Ogni Paese ha la sua industria: già non funzionava nel ’900, figuriamoci oggi…
«Ci sono due aspetti: uno positivo e uno critico. È vero che c’è ancora troppa frammentazione nei sistemi difensivi europei, con ricadute sull’efficienza, l’export e la competitività. Ma ci sono anche esempi virtuosi di cooperazione industriale, come Mbda o l’alleanza tra Leonardo e Rheinmetall sui carri armati. Consolidare le industrie europee della difesa è un passaggio fondamentale per rafforzare l’Europa anche sul piano economico e tecnologico. Dobbiamo puntare su consorzi di questo tipo, gli unici in grado di reggere il confronto con i colossi internazionale del settore».
Tre anni di conflitto in Ucraina: cosa ci insegnano e cosa ci impongono di fare?
«All’inizio in pochi pensavano che la guerra sarebbe davvero scoppiata: è una lezione sul valore della deterrenza e sulla necessità di difendere le democrazie liberali contro regimi autocratici. Il conflitto ha unito elementi della guerra di trincea del Novecento con le tecnologie più avanzate: droni, sistemi autonomi, intelligenza artificiale. Ma ci ha insegnato anche un’altra cosa: i tempi di produzione dei sistemi d’arma in un’economia di guerra sono cinque volte più rapidi rispetto a quelli dei Paesi che devono difendersi. È una lezione strategica cruciale, che impone decisioni conseguenti e non più rinviabili».
Oggi c’è distanza tra Washington e le capitali europee. Ma la Nato resta l’alleanza politico-militare più importante al mondo?
«La Nato ha garantito stabilità e pace per decenni, ed è il pilastro della difesa dell’Occidente. Il suo recente allargamento a 32 Paesi dimostra la fiducia che continua a raccogliere. Inoltre essa è un modello anche per la costruzione della Difesa europea. Le parole del Segretario di Stato americano Rubio vanno in direzione del rafforzamento dell’alleanza: quella è la strada giusta. L’Italia, nonostante il dibattito sui target di spesa, è il secondo contributore in termini di personale. Abbiamo sempre fatto la nostra parte nelle missioni internazionali, e continueremo a farlo».
Video su questo argomento
Veniamo ai temi italiani e anche alla sua delega. È in corso Mare Aperto 2025, la più importante esercitazione della Marina Militare, con otto nazioni partecipanti.
«La Marina gioca un ruolo chiave nel Mediterraneo allargato, fino all’Indo-Pacifico. Mare Aperto è un’esercitazione strategica della Difesa nel dominio marittimo: 6.000 uomini e donne, 120 mezzi navali e aerei, otto Paesi alleati coinvolti. La deterrenza si costruisce con addestramento, innovazione e investimenti. E non parliamo solo di dominio in superficie: nei fondali marini passano infrastrutture critiche – cavi, gasdotti – che sostengono la nostra vita quotidiana. Difenderli è essenziale».
Cosa serve alla Marina Italiana per essere pienamente operativa nel turbolento contesto attuale? Cosa le manca?
«Le Forze Armate stanno affrontando un processo di ammodernamento. Serve continuare a investire nella flotta e rafforzare gli organici. La Marina oggi è chiamata a operare non solo nel Mediterraneo, ma anche nell’Indo-Pacifico, contro la pirateria e le minacce nel Mar Rosso – penso all’operazione Aspides. È cruciale anche potenziare il dominio underwater oltre a quello marittimo, sia per motivi militari che economici. Siamo un Paese con 8.000 km di coste: la dimensione marittima è vitale per la nostra sicurezza e per la nostra crescita».
Infine, una domanda politica. La Lega ha fatto il suo congresso. La maggioranza ha opinioni diverse sulla difesa europea. Ordinaria dialettica di coalizione o nodo strategico?
«Una coalizione è per definizione fatta da più partiti, ciascuno con la propria storia e identità. È naturale che ci siano sfumature diverse, ma finora siamo sempre riusciti a trovare una sintesi, anche su temi strategici come la Difesa. Parlo per Forza Italia: crediamo in un piano europeo di difesa e sicurezza, non solo per ragioni militari, ma anche come opportunità industriale e tecnologica. Siamo un Paese fondatore dell’Unione: dobbiamo contribuire a costruire questo progetto con responsabilità. Difendere la sicurezza significa proteggere anche istruzione, salute, welfare. E la nostra Costituzione celo ricorda: l’articolo 11 ripudia la guerra, ma l’articolo 52 dice che la difesa della patria è un sacro dovere del cittadino. E la parola “sacro” pesa».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link