16 Aprile 2025
La linea dura della Cina, i contro-dazi Ue, Israele già alla Casa Bianca: come rispondono i Paesi a Trump


di
Diana Cavalcoli

Contro-dazi, accordi commerciali, fondi per le aziende più colpite. Ecco come i principali paesi del mondo hanno reagito alla guerra commerciale avviata dalla Casa Bianca

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Alcuni paesi hanno deciso di giocare la carta dei dazi reciproci, altri hanno  creato fondi per tutelare le imprese più colpite dalle tariff del presidente americano Donald Trump, mentre la Gran Bretagna, l’India e il Giappone hanno scelto la linea attendista.  Ecco come i principali paesi del mondo hanno reagito alla guerra commerciale avviata dalla Casa Bianca. 

La Cina, linea dura

Tra le reazioni più forti spicca quella della Cina che ha sottolineato di voler «lottare fino alla fine». Il Ministero del Commercio di Pechino ha promesso contromisure contro i nuovi dazi, che ha definito «bullismo unilaterale». L’amministrazione Trump il 2 aprile ha colpito Pechino con dazi del 34%, una decisione che ha spinto il  governo cinese a introdurre a sua volta un dazio del 34% sulle merci Usa oltre a prevedere restrizioni per diverse aziende statunitensi coinvolte nella vendita di armi a Taiwan. Trump ha quindi minacciato che, se la Cina non cancellerà i dazi ritorsivi contro gli Usa, Washington imporrà ulteriori dazi del 50% sulle merci cinesi. Il presidente della Commissione cinese per lo sviluppo e la riforma (Ndrc), Zheng Shanjie, ha tenuto ieri un incontro a Pechino con i rappresentanti delle aziende private per ascoltare suggerimenti e approntare una strategia in risposta alle nuove minacce di Trump.




















































I contro dazi Ue

L’Unione europea ha scelto la via dei contro-dazi senza escludere il negoziato. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che il blocco sarà unito nella sua risposta contro i dazi del 20% sui beni dell’Ue. Come scrive Francesca Basso sul Corriere della sera nel mirino di Bruxelles finiranno prodotti Usa per un valore di 22 miliardi di euro rispetto ai 26 annunciati a metà marzo, a cui saranno applicati contro-dazi del 25% e del 10%.

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La Spagna e gli aiuti alle imprese

Si distingue poi il caso della Spagna. Il governo spagnolo approverà un decreto legge di misure urgenti per sostenere le imprese colpite dai dazi come sottolinea El Pais. Il provvedimento include una moratoria contabile approvata a suo tempo per la crisi del Covid-19 e già ampliata in quelle successive, inclusa quella provocata dalla catastrofe della Dana a Valencia, per evitare che le aziende debbano chiudere a causa delle perdite derivanti dai dazi. Il programma, che prevede un investimento complessivo di oltre 14 miliardi di euro, dei quali 7,4 miliardi di nuovi finanziamenti e 6,7 miliardi previsti da precedenti strumenti finanziari e commerciali, punta a favorire gli investimenti produttivi, la liquidità e la diversificazione dell’attività di esportazione delle imprese colpite. A tal fine è prevista una linea di garanzie di 5 miliardi – già anticipata dal premier Pedro Sanchez – per la copertura dei finanziamenti alle società di export e import che hanno una significativa esposizione al mercato statunitense.

Il Regno Unito punta a un accordo commerciale 

L’obiettivo del Regno Unito è invece arrivare a un’intesa commerciale con gli Stati Uniti. Il primo ministro Keir Starmer non ha fatto riferimento a possibili ritorsioni contro i dazi Usa e ha detto che i negoziati per un accordo commerciale con gli Stati Uniti continueranno. L’amministrazione Trump ha imposto alla Gran Bretagna una tariffa del 10%, inferiore a quella del 20% imposta all’Unione Europea.

India attendista

L’India opta invece per la prudenza.  Come riporta il New York Times, il Ministero del Commercio ha dichiarato di stare «esaminando attentamente le implicazioni delle varie misure» annunciate dagli Stati Uniti, dopo che Trump ha imposto tariffe del 27% al paese. Trump si è detto più volte  irritato dall’ampio deficit commerciale degli Stati Uniti con l’India, nonostante i suoi stretti rapporti con il Primo Ministro Narendra Modi.

Le critiche da Tokyo

Anche il Giappone sta evitando di imporre nell’immediato dazi ai prodotti Usa ma il primo ministro Shigeru Ishiba ha definito le tariffe «estremamente deplorevoli». Ha dichiarato che il suo governo sta cercando di far capire all’amministrazione Trump che il Giappone sta aiutando gli Stati Uniti a reindustrializzarsi in quanto suo maggiore investitore all’estero.

Il Messico 

Il Messico non esclude la possibilità di imporre tariffe reciproche agli Stati Uniti, il suo principale partner commerciale. Lo ha affermato la presidente Claudia Sheinbaum. «Per quanto possibile, vogliamo evitare tariffe reciproche», ha affermato Sheinbaum nella sua conferenza stampa quotidiana. «Non lo escludiamo, ma preferiamo continuare il dialogo in un altro modo». Il che significa siglare un accordo commerciale ad hoc

Israele

Anche Israele rientra nella lista dei Paesi soggetti a tariffe aumentate: a inizio aprile gli Stati Uniti hanno introdotto dazi del 17%. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha però incontrato Donald Trump alla Casa Bianca, diventando il primo leader straniero a visitare il presidente degli Usa da quando ha imposto dazi su Paesi in tutto il mondo. Durante l’incontro nello Studio Ovale, il primo ministro ha detto che Israele lavorerà per eliminare il deficit «molto rapidamente» e per eliminare le barriere commerciali con gli Stati Uniti. «Israele può servire da modello per molti Paesi che dovrebbero fare lo stesso», ha detto Netanyahu sottolineando come il Paese sia un campione del libero scambio «e il libero scambio deve essere un commercio equo».

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8 aprile 2025 ( modifica il 8 aprile 2025 | 16:22)

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