17 Aprile 2025
Stent chirurgici, sushi vegetale e diagnostica istantanea: le startup del Berkeley SkyDeck Europe in cerca di investitori


di
Sara Tirrito

Nell’ambito del programma di accelerazione dell’Università di Berkeley, Cariplo Factory e gruppo immobiliare Lendlease, al Base di Milano sono stati presentati 9 progetti da tutto il mondo per attrarre capitali da investitori internazionali

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Lo spirito della Silicon Valley a Milano. È quello che vorrebbe trasmettere l’acceleratore Berkeley SkyDeck Europe, che negli ultimi tre anni ha portato oltre 7,8 milioni di euro di investimenti diretti a startup innovative da tutto il mondo. La sesta edizione del programma si è conclusa a inizio aprile al Base in via Tortona con il Demo Day, una giornata in cui 9 startup hanno presentato i loro progetti a investitori internazionali, ricevendo collettivamente un ticket di 1,3 milioni di euro

Cos’è Berkeley SkyDeck Europe

Nato dalla collaborazione tra l’acceleratore dell’Università di Berkeley, l’hub di innovazione Cariplo Factory e il gruppo immobiliare Lendlease e finanziato con il sostegno di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo, il programma Berkeley SkyDeck Europe prevede un percorso di sei mesi durante il quale le startup trascorrono un periodo in California e il resto del tempo al Milano innovation district (Mind). 
Secondo i dati forniti dagli organizzatori, dal lancio del progetto sono state esaminate 4.117 candidature da tutto il mondo, 54 startup hanno completato il percorso di accelerazione e sono stati creati 140 nuovi posti di lavoro. Il programma ha coinvolto anche diverse università italiane scelte attraverso un bando di Fondazione Cariplo, tra cui il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Milano, lo Iulm, e altre 5 istituzioni accademiche che hanno messo a disposizione supporto tecnico, laboratori e network.




















































I progetti presentati a Milano: Allstent e Genesys bio

Le 9 startup selezionate per il sesto programma di accelerazione coprono settori dal BioTech al Consumer Software passando per il FoodTech. Tra i progetti selezionati Allstent, una piattaforma che permette tramite simulazioni numeriche di associare la tipologia di stent più adatta all’anatomia del paziente: «La nostra piattaforma riproduce esattamente quello che avverrebbe durante la chirurgia ma lo fa prima che si arrivi in sala operatoria – spiega Anna Ramella, postdoc in Bioingegneria al Politecnico di Milano e tra le fondatrici del progetto –. Oggi ogni chirurgo deve scegliere uno stent tra 472 modelli disponibili e il nostro sistema permette di scegliere il migliore prima di impiantarlo». 
Al settore Biotech appartiene anche Genesys bio, che ha sviluppato un dispositivo per le analisi. «Durante il periodo Covid abbiamo capito che c’era una grande esigenza di innovazione nel campo della diagnostica delle malattie infettive – spiega Andrea Faviere, ceo di Genesys Bio –. Nel 2023 abbiamo creato una startup dedicata completamente a un macchinario per più patologie e siamo stati incubati all’interno di Next page, programma sponsorizzato da Cassa depositi prestiti nelle Marche». Attraverso una tecnologia Pcr, simile a quella utilizzata per rilevare la positività al Covid, Genesys Bio ha sviluppato un kit portatile capace di rilevare in 30 minuti il patogeno con un’attendibilità del 98%. «Abbiamo un prototipo pronto per l’infezione delle vie urinarie, oggi identificata con un tempo che varia dai 2 ai 5 giorni e una precisione meno accurata, lavoriamo anche a kit per veterinari, ma è una tecnologia applicabile a moltissimi patogeni».

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Il sushi plant-based e i programmi già finanziati: Bluana foods

La startup Bluana foods invece ha sviluppato un’alternativa vegetale al sushi. «Siamo partiti dall’idea che pesce e frutti di mare sono sempre meno negli oceani ma la richiesta aumenta perché il pesce è visto come un prodotto salutare – spiega Marco Iotti, cofondatore della startup –. È un trend di mercato ma l’aumento della domanda oggi fa sì che ci sia sempre meno disponibilità, che gli allevamenti facciano largo uso di antibiotici e che i ristoratori scartino tanto prodotto a causa di una rigida catena del freddo, con Bluana volevamo creare un sushi con un impatto minore e che rimanesse in dispensa». Realizzato con umami di funghi shiitake, proteine di riso, e alghe, il sushi di Bluana aspira a essere un salmone e tonno plant-based. Ha una consistenza simile a un panetto di dash e viene affettato come un filetto: «Non ci definiamo vegani ma usiamo solo prodotti naturali, la conservazione dura 12-18 mesi ed è ottenuta tramite processo termico, una tecnologia che in Italia si usa da decenni».

A differenza delle altre due, fondate in Italia da italiani, Bluana non ha ancora una sede: «La stabiliremo dove troveremo un investitore», lo sottolinea Iotti, Italo-svizzero che ha lavorato in multinazionali del food all’estero negli ultimi 15 anni. «Ero andato via perché in Italia mi dicevano che ero sempre giovane per fare carriera, ora vorrei che qualcuno investisse in un distretto per il nostro sushi». Tra i progetti finanziati nelle edizioni precedenti, la società di ingegneria per il running Ochy, che ha ottenuto un investimento di 1,7 milioni di euro guidato da Redstone social impact fund, e la piattaforma AI per la mobilità urbana Switch, che ha raccolto circa 946 mila euro, con la partecipazione di investitori come Eit urban mobility e NextStep.


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