
Stmicroelectronics ha illustrato al ministero delle Imprese (in assenza di Giorgetti) i programmi di riorganizzazione della produzione e di contenimento dei costi: sappiamo qualcosa in più sui tagli e sugli investimenti ad Agrate e a Catania. La Fim Cisl esprime preoccupazione. Proseguono, intanto, le tensioni sulla governance.
Si è svolto ieri al ministero delle Imprese, in presenza del ministro Adolfo Urso ma in assenza del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il tavolo dedicato all’azienda di semiconduttori Stmicroelectronics. La società ha sede in Svizzera ma è controllata pariteticamente dal ministero dell’Economia italiano e dalla banca pubblica francese Bpifrance.
COSA (NON) SAPPIAMO DEL PIANO DI RISTRUTTURAZIONE DI STMICROELECTRONICS
Durante l’incontro sono stati presentati i programmi di riorganizzazione della base produttiva e di contenimento dei costi di Stmicroelectronics, che intende procedere all’uscita su base volontaria di 2800 dipendenti nel corso di tre anni, a livello globale: non è chiaro però quale sarà l’impatto di questa misura in Italia. L’azienda non ha fornito dettagli nemmeno sulle modalità di realizzazione dell’obiettivo di risparmio, stimato sui 700-800 milioni all’anno nel periodo 2025-2027. “Ad oggi”, ha dichiarato il sindacato Fim-Cisl in un comunicato, “non conosciamo ancora nel dettaglio il piano industriale 2025-27 presentato dal board al Capital Market dello scorso novembre, dove si parlava di un intervento di saving a tre cifre. Quanto incide sui siti italiani, quanto sul livello occupazionale?”
LE GARANZIE DI URSO E LE PREOCCUPAZIONI DELLA FIM
Il ministro Urso ha garantito che verranno avviati dei “tavoli tecnici per approfondimenti ulteriori, anche su base regionale” e che Stmicroelectronics “dovrà chiarire in modo puntuale il significato e le prospettive di lungo periodo del piano industriale 2025-2027”. Andrà definito un protocollo d’intesa, ma i tempi non sono noti.
“L’assenza del ministro Giorgetti alla riunione […] preoccupa”, ha detto poi la Fim Cisl: “in qualità di azionista dell’azienda dobbiamo conoscere la posizione del governo”.
GLI INVESTIMENTI IN ITALIA E IN FRANCIA
Nelle slide mostrate durante la riunione al ministero, i rappresentanti di Stmicroelectronics hanno presentato qualche numero sugli investimenti in Italia e in Francia nel periodo 2018-2026: in Italia gli investimenti effettuati o pianificati in questo arco di tempo ammontano a 12,7 miliardi, con 1,2 miliardi di aiuti pubblici; in Francia, nello stesso periodo, gli investimenti sono di 13,5 miliardi con 3,8 miliardi di aiuti pubblici.
Tra gli investimenti italiani bisogna poi considerare – benché vada al di là dell’orizzonte temporale del piano 2025-2027 – l’investimento da 5 miliardi di euro, con 2 miliardi di contributi pubblici, per il SiC Campus nello stabilimento di Catania: si tratta di un’unità dedicata alla produzione di semiconduttori al carburo di silicio da 200 millimetri.
LA SITUAZIONE A CATANIA E AD AGRATE
All’interno del piano al 2027, Stmicroelectronics conta di investire fino a 2,6 miliardi nel sito di Catania e fino a 1,4 miliardi in quello di Agrate: il focus è, rispettivamente, sulla produzione di wafer al carburo di silicio da 200 millimetri e di wafer al silicio da 300 millimetri.
La capacità dello stabilimento di Agrate verrà portata a 4000 wafer a settimana entro il 2027. Quanto a Catania, il sito si focalizzerà sui dispositivi al carburo di silicio e al nitruro di gallio: l’avvio della produzione nel SiC Campus è previsto per il quarto trimestre del 2025.
Quanto all’organizzazione della struttura produttiva, gli impianti in Francia saranno dedicati alle tecnologie digitali e quelli in Italia alle tecnologie analogiche e di potenza.
La Fim Cisl ha definito “insoddisfacente” il piano industriale “per mancanza di chiarezza circa le risorse da impiegare ad Agrate per il completamento del Plant di ‘ag300’, che doveva essere già completato nel 2025 e che ad oggi produce 2500 wafer a settimana sugli 8000 previsti dal progetto di sviluppo. Non abbiamo avuto alcuna conferma”, prosegue il sindacato, “dell’attuale livello occupazionale e in particolare sui 2400 dipendenti nella produzione dei wafer a 8” vorremmo sapere sarà il loro destino una volta terminato il progetto dei wafer a 12”. Su Catania non è ancora chiaro in che tempi avverrà il passaggio dei lavoratori dalla fabbrica a 6” a quella ad 8””.
LO SCONTRO SULLA GOVERNANCE
Ieri il consiglio di sorveglianza di Stmicroelectronics ha diffuso una nota per esprimere il “rinnovato supporto” all’amministratore delegato Jean-Marc Chery, molto criticato dal ministero dell’Economia per il calo dei risultati nel 2024 e per la class action avviata negli Stati Uniti contro la società: Chery, peraltro, assieme al direttore finanziario Lorenzo Grandi, è accusato di aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati di Stmicroelectronics, e di conseguenza del titolo, per guadagnare dalla vendita di azioni.
Stando al Sole 24 Ore, ieri alla riunione del consiglio di sorveglianza hanno partecipato solo sei membri (il minimo accettato): c’erano i rappresentanti dell’azionista francese e quelli indicati dal mercato, mentre mancavano i rappresentanti italiani, rimasti peraltro in due dopo le dimissioni del vicepresidente Maurizio Tamagnini. Nei giorni precedenti il supervisory board – nello specifico i tre consiglieri espressi dal mercato, pare – ha bocciato la nomina di Marcello Sala in sostituzione di Tamagnini; Sala era stato indicato dal ministero dell’Economia, che ha intenzione di ripresentare la candidatura.
Ieri, il consiglio di sorveglianza in taglia “ridotta” ha difeso la dirigenza di Stmicroelectronics dalle accuse presentate nella class action: “le vendite di azioni fatte durante il periodo di blackout della società sono fatte dall’amministratore del piano azionario della società attraverso una procedura automatica”. Si è trattato, insomma, di operazioni “legali e nel rispetto della politica aziendale”.
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