
La visita del ministro ad Adro, quartier generale del gruppo automotive Streparava, insieme al presidente di Federmacchine Bruno Bettelli
Il ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, ieri ha scelto un’azienda bresciana che si occupa di automotive, la Streparava di Adro, per presentare il piano del governo per cercare di rilanciare l’iniziativa dell’industria italiana colpita dal combinato disposto fra crisi energetica, recessione tedesca e guerra commerciale con gli Stati Uniti.
«Calma e gesso, non si risponde ai dazi statunitensi con altri dazi ma riproponendo un piano per la creazione di un’area atlantica di libero scambio che comprenda l’Europa e le due Americhe. Di questo la premier Giorgia Meloni discuterà nel suo viaggio negli Usa» ha detto Urso, il quale poi ha aggiunto che il governo è al lavoro per un piano straordinario di incentivi alle imprese: «L’obiettivo — ha detto alla platea degli imprenditori bresciani, in prima fila il presidente uscente di Confindustria Brescia, Franco Gussalli Beretta, il padrone di casa e suo prossimo successore, Paolo Streparava, il presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Pasini, e il numero uno di Federmacchine, Bruno Bettelli — è quello di dirottare 25 miliardi di euro fra Pnrr e Fondi europei di Coesione per interventi cantierabili nei prossimi due anni». In particolare il governo vorrebbe rimodulare gli obiettivi del Pnrr per 14 miliardi e reindirizzare al manifatturiero altri 11 miliardi di euro provenienti dai Fondi di Coesione.
«Inoltre – ha concluso Urso – siamo al lavoro con Bruxelles per trasferite tre miliardi dal piano transizione 5.0 che non ha funzionato a incentivi per lo sviluppo dell’industria della microelettronica e dei semiconduttori». La giornata era iniziata con l’analisi del presidente Bettelli sulla difficile congiuntura economica che il manifatturiero sta attraversando.
«L’agitazione che caratterizza il mercato internazionale sta mettendo a dura prova le nostre imprese. L’incertezza è il peggior nemico per chi compra beni strumentali che costano milioni di euro: non investe perché non sa che cosa succede. Siamo in una situazione di stallo che deve essere risolta e riteniamo che questo sia il tempo dell’Europa, a cui l’Italia deve chiedere fermamente di aprire un dialogo serio con l’amministrazione americana affinché sia fatta chiarezza al più presto. Solo così l’attività industriale potrà riprendere», ha sottolineato Bettelli, il quale poi ha proseguito: «Gli Stati Uniti sono stati il primo mercato di sbocco di macchinari made in Italy nel 2024, con 5 miliardi di acquisti che hanno assorbito il 14% della nostra produzione. È evidente che il ritorno del presidente Trump preoccupa moltissimo noi imprenditori non solo per la presenza sul mercato americano ma anche per conseguenze che avrà sugli altri mercati».
Più fiducioso è invece parso Paolo Streparava, nella sua prima uscita ufficiale da presidente in pectore della territoriale di Confindustria: «L’industria italiana è sotto attacco, colpita da fattori esogeni come la nuova politica commerciale statunitense e da elementi endogeni come le troppe lentezze burocratiche. Tuttavia i nostri prodotti sono ancora apprezzati nel mondo e, per questo, abbiamo ancora voglia di investire e lottare per conservare il rispetto che i mercati ancora ci dimostrano».
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