14 Aprile 2025
Lo Stabat Mater di Vivaldi per la Stagione della Filarmonica di Rovereto


Antonio Vivaldi.

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L’orchestra regionale “Haydn” impegnata in una pagina poco nota del compositore veneziano, cui s’aggiunge anche la Sinfonia n.4 di F. Mendelssohn Bartholdy e la Serenata per archi op.22 di Dvorak.

Lo Stabat Mater di Antonio Vivaldi è al centro del nuovo appuntamento a Rovereto mercoledì 16 aprile 2025 (ore 20.30 al Teatro Zandonai) per la 103a Stagione dei Concerti dell’Associazione Filarmonica che vede protagonisti l’Orchestra regionaleHaydn” di Bolzano e Trento e la mezzosoprano Martina Baroni, diretti da Elisa Gogou.

Osannato e riverito in vita molto di più del coevo di J.S. Bach, l’oblio cadde rapidamente su Antonio Vivaldi dopo la sua scomparsa, epopea ben raccontata da Federico Maria Sardelli nel suo “L’Affare Vivaldi”. La prima riscoperta porta la data del 1939, e il merito è tutto da ascrivere ad Alfredo Casella, promotore di un festival vivaldiano nell’ambito della Chigiana. Il 19 settembre di quell’anno, dopo un silenzio durato oltre due secoli, nella chiesa dei Servi di Siena si poteva riascoltare lo “Stabat Mater”, pagina definita dallo stesso Caselladi mirabile perfezione”.

Lo Stabat Mater fa parte del volume II della “Collezione Giordano” (Opere Sacre). Della composizione ha così parlato Alfredo Casella: «Il manoscritto di questo capolavoro è incompleto, nel senso che Vivaldi sembra non aver musicato che una parte del celebre testo poetico. Non appare possibile accertare che la composizione dovesse essere completa e che solamente una parte ce ne sia pervenuta, oppur se fosse nell’intenzione di Vivaldi di non musicare che i passi più importanti di quel poema. Data la mirabile perfezione di questa musica, ritengo più plausibile considerare di trovarsi in presenza di un lavoro compiuto, al quale Vivaldi abbia dato intenzionalmente questa forma ridotta». Giusto ragionamento, che vedremo rinnovato più tardi nella più famosa Sinfonia schubertiana, condensata in soli due tempi.

Le parti che compongono il lavoro vivaldiano, suddividono il testo in questo modo: il primo, Largo, è lo Stabat Mater dolorosa; il Recitativo (Adagio) è il Cujus animam gementem; l’Andante è il Pro peccatis suae gentis; segue il Largo sui versi Eja Mater, fons amoris; il Lento è il Fac ut ardeat e, infine, la chiusa è l’Amen in Andante.

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Il lavoro benché incompleto, come si è detto, ha pagine mirabili che scolpiscono stati d’animo dolorosi e profondi, come quello dell’inizio, che presenta intervalli di quinta discendente e di nona ascendente. Così, veramente commosso è il passo a canone con i secondi violini, che ribadisce l’idea dolorosa espressa dal testo. Questo “dialogare” tra voce e strumenti è una caratteristica della composizione che dipinge la Madre di Gesù abbattuta dal dolore ai piedi della Croce.

Dunque il lavoro, nonostante l’eliminazione di qualche parte del testo, ha una sua unità che fa pensare quanto sia giusto il ragionamento fatto, e sopra ricordato, da Casella. Questo stesso musicista ha annotato che la partitura basta da sola ad assicurare al suo autore un posto di rilievo nella storia della musica, poiché la letteratura musicale sacra e religiosa offre pochi brani che possono stare a paragone di questo pezzo per intensità emotiva, per compostezza e dignità di discorso, per perfezione, infine, di melodia e di aderenza di armonia sobria ed espressiva.

Jean-Pierre Demoulin, che si è occupato delle sacre composizioni vivaldiane sulla “Passione di Cristo”, afferma che «l’Amen presenta una chiusura perfettamente aderente con tutto il resto dello Stabat Mater anche se gli elementi compositivi sono trattati con severa mano contrappuntistica, omaggio al contenuto tradizionalmente liturgico della sequenza».

Completano il programma della serata la celebre Sinfonia per archi n. 4 in do minore di Felix Mendelssohn Bartholdy e la Serenata per archi op. 22 di Antonìn Dvoràk.

Il concerto vede protagonista la giovane mezzosoprano Martina Baroni, che ha vinto nel 2023 il primo premio e il premio per la Miglior Voce Femminile Italiana al Concorso Internazionale “Gaetano Zinetti”. Nel 2024 ha ricevuto il primo premio al Concorso di Lieder Tedeschi “Felix Mendelssohn Bartholdy Hochschulwettbewerb”. Ha conseguito un Master in Konzertgesang presso la Hochschule für Musik und Theater di Monaco sotto la guida di Christiane Iven.

Baroni si è diplomata in pianoforte, canto e musica vocale da camera presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino sotto la guida del M° E. Battaglia e S. Silbano, oltre che presso la Scuola di Musica di Fiesole. A partire dalla stagione 2024-2025, a soli 25 anni, entra a far parte del prestigioso ensemble della Deutsche Oper Berlin.

La direzione è affidata alla greca Elisa Gogou.

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