
Il conto alla rovescia a Civitavecchia è cominciato. Il 28 aprile scadranno i termini per presentare al Ministero delle Imprese e del Made in Italy le manifestazioni di interesse per la riconversione e la reindustrializzazione dell’area dell’ex centrale Enel a carbone di Torrevaldaliga Nord. L’obiettivo è chiaro: trasformare l’impianto (che chiuderà il 31 dicembre) in un nuovo polo industriale strategico, con investimenti mirati e un accordo di programma a garanzia dello sviluppo economico e occupazionale dell’intera area di Civitavecchia.
Un passaggio cruciale, dunque, per il futuro del territorio, che guarda ora ad un nuovo modello economico basato su logistica, industria e transizione energetica.
I punti di forza per il futuro di Civitavecchia
Fabio Pagliari, presidente di Unindustria Civitavecchia a Milano Finanza si dice fiducioso, sottolineando come l’area oggi sia «più attraente e competitiva che mai: primo hub energetico nel Lazio con tre centrali elettriche. Il phase-out dal carbone della centrale Enel di Tvn è oggi un’opportunità eccezionale per gli investimenti privati», sottolinea.
Tanti i punti di forza dell’area: «un porto di importanza strategica, al centro del Mediterraneo, un aeroporto internazionale, il Leonardo da Vinci di Fiumicino, che ha un piano di investimenti di 9 miliardi nei prossimi 20 anni. E poi, ancora, il retro porto, la zona industriale, la Zls e la legge 107 che garantiscono importanti incentivi fiscali e l’Hydrogen Valley per lo sviluppo di una filiera sperimentale dell’idrogeno», spiega Pagliari, sottolineando anche l’importanza della nomina, «che sembra ormai imminente, del commissario straordinario di governo che potrà garantire ancora di più uno snellimento delle pratiche burocratiche».
A tutto ciò si aggiungono «le aziende super specializzate pronte ad accogliere nuovi progetti. Siamo convinti, insomma, che Civitavecchia abbia tutte le carte in regola per diventare un hub importante di sviluppo e volano per la crescita di tutto il Lazio», conclude.
Il piano di rilancio
Molti gli ambiti su cui un piano di rilancio potrebbe puntare, attirando anche grandi player nazionali: dall’economia circolare all’idrogeno passando per l’eolico offshore, la logistica, la cantieristica, la blue economy, fino alle fonti d’energia green. E non è escluso che i progetti di rilancio possano essere più di uno. (riproduzione riservata)
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