Inoltre, c’è da considerare anche un altro fattore: il grosso delle vendite si realizza con modelli modelli entry level per principianti, e in questo caso l’aumento dei costi di importazione dei componenti comporterà inevitabilmente un aumento dei prezzi che inciderà proprio sulle tasche di chi dispone di meno soldi (oltre a diminuire margini di profitto già ridotti per le aziende).
Anche gli strumenti personalizzati (custom made, dedicati a chi fa musica di professione e dispone di budget più elevati) subiranno, ovviamente, l’impatto delle scelte di Trump. La differenza è che questi ultimi sono progettati e assemblati negli Stati Uniti, e quindi le conseguenze per il pubblico Usa sarebbero più limitate: non altrettanto può dirsi per quello internazionale.
I rischi per l’inossidabile vinile
Non è tutto, ovviamente. Accanto agli strumenti musicali c’è un altro elemento cardine nella vita degli appassionati di musica: il vinile. Fino a qualche anno fa relegato al ruolo di guilty pleasure nostalgico, roba da collezionisti un po’ fissati, in tempi recenti ha conosciuto una rinascita.
I dazi di Trump colpiscono le importazioni di materie prime essenziali per la produzione, come il polivinilcloruro o Pvc per i dischi (importato da Canada e Messico, ma anche diversi paesi asiatici), la lacca per le matrici (Giappone), la carta per le copertine e le custodie interne (Canada). Non un bell’affare, dunque, per l’industria del vinile.
Con i dazi, i prezzi al consumatore aumenterebbero di conseguenza. Chi ha dimestichezza con le riviste di settore può notare che un vinile negli Stati Uniti ha già oggi un prezzo alto, che oscilla tra i 20 e 30 dollari. Un aumento del costo dei materiali, in una situazione di rialzo generale dei beni di consumo primari, potrebbe scoraggiare pertanto gli acquisti.
C’è una speranza? Forse sì. La fa presente la A2im (American association of independent music) in una nota rivolta agli associati: l’emendamento Berman all’International emergency economic powers act — evocato da Trump per il varo dei dazi — impedirebbe, infatti, di regolamentare o vietare l’importazione di quelli che sono considerati “materiali informativi”. La norma comprende, per l’appunto, i dischi in vinile e persino i cd. Inoltre, esiste anche il Free Trade in Ideas Act del 1994, che estende l’emendamento Berman alle nuove forme di comunicazione.
Il calo delle turismo musicale e dei tour internazionali
La musica si suona, si ascolta, ma si segue anche dal vivo. Per un appassionato più o meno acceso organizzare le proprie vacanze in base alla presenza di concerti e festival in una determinata località è prassi consolidata. Per gli Stati Uniti, la previsione è quella di una diminuzione del turismo musicale, in primo luogo quello proveniente dal vicino Canada: il paese è colpito non solo da dazi, ma anche dell’aumento del costo dei visti e dalle tensioni diplomatiche. Lo scorso mese, la compagnia canadese Flair Airlines ha cancellato i voli verso Nashville, una delle capitali mondiali della musica, nonché sede della Gibson, tra i principali produttori di chitarre.
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