
Presentato a Roma il nuovo Rapporto dell’Osservatorio delle Libere Professioni: Italia indietro nell’accesso alla formazione ICT. Fondoprofessioni propone un cambio di rotta, soprattutto per micro e piccole imprese. Vediamo insieme quali sono i risultati dell’indagine e quali le prospettive che si delineano per imprese e professionisti che vogliono rimanere competitivi sul mercato.
Cosa ostacola davvero l’accesso alla formazione continua nelle micro-imprese italiane? Perché, a fronte di un’accelerazione tecnologica sempre più pressante, molte realtà professionali non riescono a tenere il passo? A queste domande prova a rispondere il 2° Rapporto di Fondoprofessioni, presentato a Roma nel corso del convegno “La formazione continua tra opportunità da cogliere e ostacoli da rimuovere”, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali e delle Parti Sociali.
Il quadro che emerge è chiaro: l’Italia è ancora in ritardo, soprattutto rispetto ai partner europei, nella formazione digitale dei lavoratori. Nel 2024 solo il 18% delle imprese italiane ha attivato percorsi sull’ICT, contro il 26,4% della Germania e il 22,3% della media UE. Il dato peggiora ulteriormente nelle realtà più piccole, che rappresentano però la stragrande maggioranza degli iscritti a Fondoprofessioni: il 93% ha meno di 10 dipendenti, il 70% non supera i tre.
Un fondo al fianco delle micro-imprese: i numeri della crescita digitale
Di fronte a questo scenario, Fondoprofessioni ha scelto di puntare con forza su digitalizzazione e innovazione. Tra il 2019 e il 2024, i corsi finanziati su queste tematiche sono cresciuti del 173,8%, a testimonianza di un impegno concreto nel sostenere l’evoluzione dei modelli di lavoro professionali.
Durante il convegno è stata presentata anche una doppia indagine, condotta su oltre 10.000 tra datori di lavoro e dipendenti, che ha fotografato le esigenze emergenti del comparto. Tre dati spiccano su tutti: il 75% dei lavoratori considera centrale la padronanza dei software specifici, il 47% indica l’intelligenza artificiale tra le priorità formative e quasi un quarto degli intervistati segnala cyber security e risk management come temi chiave per il futuro.
Secondo il Presidente Marco Natali, il Fondo è pronto a fare di più, ma servono interventi strutturali, a partire dalla revisione della normativa sugli aiuti di Stato, dall’aumento delle risorse destinate alla formazione e dall’introduzione di incentivi fiscali.
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