
Un tormentone senza fine, quello del superbonus. I proprietari che se ne sono avvalsi per la ristrutturazione dei propri immobili, dopo aver combattuto con una regolamentazione che cambiava ogni mese, con continue restrizione sull’utilizzo dei crediti d’imposta e con il relativo rischio di restarne esclusi dopo aver magari già cominciato i lavori (cosa successa a migliaia di persone), con adempimenti burocratici che diventavano sempre più asfissianti giorno per giorno, con imprese edili improvvisate che spesso realizzavano lavori di fretta (e quindi con una coda di contenzioso legata ai lavori mal fatti), ora si trovano a dover gestire l’arrivo di lettere di compliance da parte dell’Agenzia delle entrate e quella di Poste Italiane. Queste ultime, inviate in numero imprecisato a coloro che hanno ceduto i crediti alle Poste sono una vera e propria intimazione ad adempiere entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione.
In sostanza si richiede di consegnare tutta una serie di documentazioni, non sempre facile da reperire, per consentire (dopo anni) la verifica del diritto al credito d’imposta.
Per quanto riguarda invece le lettere di compliance dell’Agenzia delle entrate, al momento pare che ne siano state spedite cinquemila, ma l’obiettivo, indicato anche nel programma di attività delle Entrate, è quello di arrivare a 60 mila entro il 2027. In pratica l’Agenzia con questa comunicazione invita il contribuente a verificare, anche con l’aiuto di un professionista abilitato, se la natura degli interventi realizzati comporti la necessità di presentare la dichiarazione di aggiornamento catastale, regolarizzando spontaneamente la propria posizione, oppure, in alternativa, in presenza di un adempimento non dovuto, invita lo stesso proprietario a fornire tutti gli elementi utili e tutta la eventuale documentazione a supporto. Si tratta in ogni caso di un bel grattacapo perché i documenti richiesti, anche qui, sono piuttosto numerosi e di non facile reperibilità, tanto che l’ausilio di un professionista è necessario nella maggior parte dei casi. Anche perché, oltre alla raccolta di tutti i dati economici relativi all’intervento edilizio questi valori andranno retrodatati al periodo 1988-89, secondo la prassi catastale vigente. Oltretutto l’adeguamento catastale, laddove l’immobile abbia incrementato il proprio valore per più del 15%, è previsto dalla legge di bilancio 2024 ed è assistito da sanzioni cui è praticamente impossibile sfuggire perché tale comunicazione andava fatta entro 30 giorni dal completamento dei lavori (sanzione minima di 1.032 euro, massima di 8.264). La complessità di tale adempimento è confermata anche dal numero incredibile di norme e circolari che è necessario tenere in considerazione (una quindicina).
E dall’elenco, anche questo piuttosto consistente, dei dati richiesti (si veda nelle tabelle riportate).
L’impressione generale è quella di uno Stato che prima ha concesso un’agevolazione esagerata (un credito d’imposta addirittura superiore al costo della ristrutturazione) e senza alcuna precauzione per evitare le frodi (che ci sono state e numerose) e poi ha cominciato a tartassare chi aveva aderito al superbonus con misure sempre più restrittive, anche in modo retroattivo e senza concedere alcuna forma di garanzia a chi si trovava a metà del guado. E dopo 5 anni tormenta ancora i contribuenti con richieste degne di uno stato di polizia.
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