
di Sergio Restelli
L’annuncio da parte dell’amministrazione Trump di voler introdurre un’aliquota del 20% sui beni industriali europei ha riaperto uno scenario di tensione commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. L’Italia, come uno dei principali paesi esportatori del blocco UE, si trova in una posizione delicata e strategica, sia per la protezione delle proprie eccellenze produttive, sia per la necessità di preservare un asse transatlantico solido e cooperativo.
1. Le categorie più colpite e le ricadute settoriali
Il comparto agroalimentare italiano con prodotti simbolo come vino, formaggi, salumi, pasta e olio d’oliva rischia di subire un colpo duro.
Questi beni non sono solo oggetti di consumo, ma veri e propri ambasciatori culturali del Made in Italy. La loro marginalizzazione dai mercati statunitensi a causa dell’aumento dei prezzi al dettaglio potrebbe ridurre drasticamente la competitività dei produttori italiani, in particolare delle piccole e medie imprese.
Anche il settore automobilistico e della componentistica è esposto, sebbene in modo più indiretto: molti fornitori italiani riforniscono l’industria automobilistica tedesca, che esporta massicciamente verso gli USA. Un rallentamento della domanda tedesca, indotto dai dazi, avrebbe ripercussioni a catena su una filiera complessa e interconnessa.
2. Le mosse della diplomazia italiana ed europea
L’incontro previsto il 17 aprile tra la premier Meloni e il presidente Trump rappresenta uno snodo decisivo. Da questo vertice potrebbe emergere:
una proposta concreta di sospensione o revisione dei dazi, magari temporanea, nell’attesa di avviare un tavolo tecnico permanente;
un rilancio dell’accordo transatlantico di libero scambio (TTIP), mai pienamente realizzato, ma che torna ciclicamente sul tavolo nei momenti di crisi;
una negoziazione condizionata, in cui l’Italia e l’UE offrano garanzie su standard, regole d’origine e sicurezza alimentare in cambio di accesso preferenziale al mercato statunitense.
Parallelamente, Ursula von der Leyen ha lasciato intendere che la Commissione Europea è disposta a esplorare meccanismi di compensazione interna per i paesi più colpiti, utilizzando margini del bilancio europeo e strumenti di sostegno alla resilienza commerciale.
3. Rischio escalation: le possibili reazioni dell’UE
Nel caso in cui il confronto diplomatico non producesse i risultati sperati, l’Unione Europea potrebbe essere spinta a considerare misure di risposta,
che si articolerebbero su più livelli:
Dazi di ritorsione su beni simbolici statunitensi, come prodotti agricoli o beni industriali di alta gamma, secondo il principio di reciprocità.
Appello all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), qualora i dazi fossero ritenuti discriminatori o privi di fondamento legale.
Rafforzamento dei rapporti commerciali alternativi con aree economiche strategiche, come il Sud-Est asiatico, l’Africa e l’America Latina,per ridurre la dipendenza dal mercato USA.
4. Politiche economiche nazionali di contenimento e rilancio
L’ipotesi di rivedere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nella chiave suggerita da Meloni per mobilitare fino a 25 miliardi di euro segnala una chiara volontà di:
sostenere la produttività e l’export, attraverso misure di incentivo agli investimenti tecnologici e all’espansione internazionale delle PMI;
rafforzare le filiere strategiche, in particolare agroalimentare, meccanica e moda, mediante l’accesso agevolato al credito e alla digitalizzazione;
costruire riserve finanziarie e assicurative per affrontare eventuali shock nei settori esposti alle oscillazioni delle relazioni commerciali globali.
Questa strategia dovrà però essere coordinata con Bruxelles, affinché le risorse già stanziate nel PNRR non perdano coerenza con gli obiettivi originari del Next Generation EU.
5. Le implicazioni politiche e strategiche a lungo termine
Le frizioni commerciali tra Europa e Stati Uniti rischiano di spostare gli equilibri geopolitici globali. L’Italia, in questo contesto, deve perseguire un doppio obiettivo:
evitare lo sgretolamento dell’alleanza atlantica, che rappresenta un pilastro della sicurezza e della cooperazione scientifica e industriale;
preservare l’autonomia strategica europea, che significa rafforzare la competitività interna, investire nell’innovazione, garantire approvvigionamenti indipendenti e promuovere un commercio equo ma assertivo.
Un’Italia più forte e compatta, sia a livello interno che nella sua proiezione europea, può non solo proteggere i propri interessi ma anche proporsi come ponte diplomatico tra Washington e Bruxelles.
Siamo in bilico tra sfida e opportunità
L’attuale crisi sui dazi è, indubbiamente, una sfida. Ma come tutte le crisi, racchiude anche la possibilità di una trasformazione positiva, se affrontata
con visione strategica, unità politica e strumenti economici adeguati.
I prossimi mesi saranno decisivi. L’esito delle negoziazioni potrebbe non solo determinare l’impatto economico immediato sull’industria italiana, ma anche ridefinire i rapporti commerciali transatlantici per il prossimo decennio. L’Italia, forte del suo patrimonio produttivo e culturale, dovrà giocare un ruolo da protagonista, promuovendo un commercio giusto, aperto e sostenibile.
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