15 Aprile 2025
Cercansi tecnici qualificati: gli Its rispondono


FORMAZIONE. In un anno triplicati i percorsi scolastici, ma la crescita chiede più alleanze con il mondo produttivo. Guido Torrielli, presidente Rete Its Italy: «Servono sia risorse per consolidare il modello, sia qualità e selezione»

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L’aspetto più critico per le aziende è il basso investimento nella formazione dei nuovi dipendenti, uno dei tanti aspetti su cui indaga l’Osservatorio Delta Index, che analizza le capacità delle imprese di attrarre giovani lavoratori. Un tentativo di soluzione a questo dilagante problema viene proposto dal sistema degli Istituti tecnologici superiori (Its), che sta vivendo un momento di trasformazione senza precedenti.

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La riforma del modello 4+2

La riforma del modello 4+2, pensata per integrare formazione tecnica e specializzazione avanzata, ha generato un’espansione che ha superato ogni previsione. In un solo anno, il numero di percorsi autorizzati è cresciuto del 210%, passando da 225 a 628, mentre gli istituti coinvolti sono aumentati del 120%, da 180 a 396. Un’accelerazione che il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, definisce un «successo al di là di ogni previsione», segno tangibile di una scuola italiana che si sta riorganizzando in chiave moderna e produttiva. Ma dietro i numeri incoraggianti si celano anche interrogativi cruciali: la sostenibilità di questa crescita, la necessità di finanziamenti adeguati e il ruolo delle imprese nel consolidamento del modello.

Formazione pratica

Guido Torrielli, presidente dell’associazione «Rete Its Italy» e della Fondazione Its-Ict Accademia Digitale Liguria, sottolinea come gli Its rappresentino ormai un elemento strategico per l’industria italiana. Con un tasso di occupazione post-diploma superiore al 90%, questi percorsi si configurano come l’unico segmento dell’istruzione terziaria costruito direttamente sul fabbisogno delle aziende. «Noi non siamo il risultato di un percorso educativo astratto, ma di una richiesta concreta del mercato del lavoro», spiega Torrielli, evidenziando il legame diretto tra Its e tessuto produttivo. Un modello che, a differenza delle tradizionali lauree universitarie, garantisce agli studenti una formazione pratica immediatamente spendibile nelle imprese. Un aspetto che diventa ancora più rilevante in un contesto di transizione tecnologica, dove l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione stanno ridefinendo le competenze richieste dalle aziende.

A confermare il trend di crescita sono i dati aggiornati sulle iscrizioni: in Italia il numero di studenti che ha scelto il 4+2 è più che triplicato, passando dai 1.669 iscritti dell’anno scorso ai 5.449 attuali, con una proiezione che potrebbe superare i 6.000 al completamento delle registrazioni. Una crescita che si riflette anche nella distribuzione territoriale, con il Mezzogiorno che registra il più alto numero di adesioni, in controtendenza rispetto ai tradizionali squilibri Nord-Sud. Secondo i dati ministeriali, il Sud e le Isole contano il 54,1% degli istituti coinvolti e il 55,8% dei percorsi attivati, seguiti dal Nord (32,5% degli istituti, 32,3% dei percorsi) e dal Centro (13,1% e 11,7%).

Più opportunità

Un risultato che, secondo Valditara, conferma una volontà diffusa di modernizzazione e un rinnovato slancio per l’istruzione tecnico-professionale: «In realtà è tutta la scuola italiana che sta cambiando in profondità a partire proprio dalla scuola tecnico-professionale, che grazie alle innovazioni del 4+2 potrà offrire più opportunità formative ai nostri giovani, diventando volano di crescita per le nostre imprese».

Fondi da quintuplicare

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Eppure, nonostante l’entusiasmo per l’espansione del modello, restano aperte diverse questioni chiave. La prima riguarda i finanziamenti. Torrielli evidenzia come l’attuale sistema di sostegno economico sia ancora insufficiente per sostenere una crescita di queste proporzioni. Oggi il Ministero garantisce un finanziamento di 48 milioni di euro l’anno, una cifra che secondo il presidente della Rete Its Italy dovrebbe almeno quintuplicare per rendere il sistema realmente competitivo.

«Gli Its rappresentano una realtà strategica per il Paese, ma se vogliamo consolidare questa crescita, servono investimenti stabili e non legati solo a risorse straordinarie come il Pnrr», afferma Torrielli, sottolineando che il confronto con il mondo universitario è ancora impietoso: «Parliamo di 48 milioni contro i 9 miliardi destinati alle università e i 500 miliardi della scuola. Se davvero siamo considerati centrali per il futuro, è necessario che i fondi lo riflettano».

No alla dispersione di competenze

Un altro nodo è rappresentato dalla necessità di una selezione più strutturata degli studenti in ingresso. Se da un lato l’aumento delle iscrizioni è un segnale positivo, dall’altro emerge la necessità di mantenere un alto standard qualitativo, evitando che la crescita numerica si traduca in una dispersione di competenze. Gli Its, infatti, si distinguono per una formazione d’eccellenza che non può prescindere da un rigoroso processo di selezione.

Il presidente Torrielli: «Siamo la richiesta concreta delle imprese, ma i fondi non siano solo legati al Pnrr». Il ministro Valditara: «La scuola tecnica professionale sarà volano di crescita per le aziende»

«Non possiamo permetterci di diventare un ammortizzatore sociale», ribadisce Torrielli, sottolineando come il monitoraggio delle competenze sia essenziale per garantire che gli Its rimangano un modello di alta formazione professionale: «È importante che noi possiamo continuare a selezionare perché siamo comunque un sistema di qualità, se noi dovessimo prendere tutti quelli che escono indipendentemente da quello che è la loro preparazione entriamo nel meccanismo di un sistema sociale assolutamente privo di logica» conclude.

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Collaborazione con le università

Infine, c’è il tema della collaborazione con le università. Uno degli obiettivi della riforma è favorire un’interazione più fluida tra i due sistemi, superando l’idea che Its e università siano percorsi alternativi e inconciliabili. In questa direzione, il Ministero ha già avviato un dialogo per potenziare l’orientamento e creare sinergie tra atenei e Its, puntando a un ecosistema formativo integrato. Un passaggio fondamentale, soprattutto alla luce della crescente domanda di tecnici specializzati in settori ad alta innovazione come l’intelligenza artificiale, la meccatronica e la cybersecurity.

Svolta nell’istruzione tecnica

L’espansione degli Its e della filiera 4+2 rappresenta senza dubbio una svolta per l’istruzione tecnico-professionale italiana, ma il successo del modello non può essere misurato solo in termini quantitativi. Se da un lato la crescita delle iscrizioni e dei percorsi testimonia un interesse crescente , dall’altro emergono sfide cruciali che non possono essere ignorate: a partire dai finanziamenti insufficienti rispetto alla portata della riforma, fino alla necessità di mantenere alto il livello di preparazione degli studenti per evitare che l’aumento delle iscrizioni porti ad una dispersione delle competenze. Gli Its hanno dimostrato di funzionare: ora la sfida è trasformarli da fenomeno emergente a pilastro del sistema educativo e produttivo italiano.

I riflettori su «4+2» e Its. Ma cosa sono?

Il modello «4+2» è una riforma strutturale dell’istruzione tecnico-professionale, lanciata dal Ministero dell’Istruzione nel 2023. Prevede: 4 anni di istruzione tecnica o professionale (anziché 5), seguiti da 2 anni in un Its Academy. Si tratta quindi di un percorso integrato, che consente agli studenti di entrare prima nel mondo del lavoro con competenze specialistiche, aggiornate e coerenti con le esigenze delle imprese. In particolare, gli Its Academy sono scuole ad alta specializzazione tecnologica post-diploma. Offrono percorsi biennali (o triennali in alcuni casi) che formano tecnici altamente qualificati nei settori più richiesti dal mondo produttivo, come: meccatronica, logistica, Ict, energia, agroalimentare, turismo, moda, edilizia sostenibile. I corsi sono co-progettati con le imprese, per assicurare una formazione pratica e immediatamente spendibile. Il tasso di occupazione dei diplomati Its è superiore al 90% entro un anno dal diploma. L’obiettivo è colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, formando figure tecniche intermedie che oggi mancano sul mercato.

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Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index

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