
In due mesi il nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti RENTRI conta già più di 180 mila unità locali iscritte, che hanno tenuto il registro di carico e scarico in via digitale inviando alla piattaforma oltre 8 milioni di registrazioni. Ora serve un ‘fine tuning’ della normativa di riferimento, avvertono imprese e consulenti
Più di 180 mila unità locali iscritte, con un milione di invii che hanno trasmesso complessivamente 8 milioni di registrazioni digitali. A poco più di due mesi dall’avvio della prima fase di operatività, i numeri del nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti RENTRI parlano chiaro: la piattaforma è partita e, dopo le fisiologiche fibrillazioni dei primissimi giorni, è entrata nell’operatività quotidiana delle imprese iscritte, obbligate dallo scorso 13 febbraio alla tenuta in via esclusivamente digitale del registro di carico e scarico.
“Siamo nel pieno di una rivoluzione epocale – ha spiegato il presidente dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali Daniele Gizzi a margine degli Stati Generali dell’Ambiente in Puglia – il RENTRI è partito e ha già numeri incoraggianti. È il segnale che il mondo delle imprese sta reagendo bene alla digitalizzazione, se si considera che fino al 12 febbraio scorso registri e formulari venivano tenuti in modalità esclusivamente cartacea“. “Dopo i primi momenti di panico registriamo un generale rasserenamento – ha aggiunto il presidente della sezione pugliese dell’Albo Natale Mariella – è chiaro che c’è ancora tanto lavoro da fare”.
Prossima tappa l’apertura del secondo scaglione di iscrizioni, dedicato ai produttori di rifiuti tra i dieci e i cinquanta dipendenti. Circa 200 mila i soggetti interessati, che dal prossimo 15 giugno dovranno iscriversi al RENTRI e utilizzare il nuovo registro di carico e scarico in modalità esclusivamente digitale. La parola d’ordine resta ‘formazione’. “Per questo abbiamo organizzato un nuovo ciclo di webinar, il quarto, partito già a marzo – ha ricordato Alessandra Verdone, formatrice e componente della segreteria del comitato nazionale dell’Albo – che, a differenza dei precedenti, si calerà nell’operatività delle imprese obbligate a interfacciarsi con RENTRI, con un focus sulla modalità di gestione della documentazione”.
Se la formazione si conferma un elemento imprescindibile per superare dubbi e incertezze, la buona riuscita della transizione alla nuova tracciabilità, avvertono tuttavia gli operatori, non può prescindere dal ‘fine tuning’ della normativa di riferimento, che, spiegano imprese e consulenti, andrebbe rivista alla luce delle criticità emerse nella prima fase di operatività del sistema e delle indicazioni fornite tramite i servizi di assistenza. “Il decreto direttoriale con le modalità di tenuta dei registri e formulari deve essere aggiornato con le modifiche pubblicate in queste settimane sul portale di supporto RENTRI, spesso nella forma di FAQ – ha chiarito Tiziana Cefis, consulente ambientale per TeA Consulting – le aziende hanno bisogno di certezze”. “Si sta andando verso la normalizzazione del sistema – ha precisato Giovanni Paone di Assintel – ma restano difficoltà di carattere normativo che incidono sull’operatività delle imprese. È importante che il Ministero dell’Ambiente ne tenga conto. Si tratta di apportare aggiustamenti piccoli, ma capaci di determinare notevoli benefici per tutto il comparto”.
Tra nodi normativi e intoppi tecnologici – lontani dal pregiudicare il funzionamento della piattaforma, va precisato – il RENTRI funziona ma resta un ‘work in progress’. Per questo nei giorni scorsi Assintel e Assosoftware, le due principali associazioni delle software house impegnate nello sviluppo dei servizi di interoperabilità con RENTRI, hanno scritto al Ministero dell’Ambiente, dopo averlo già fatto lo scorso 21 gennaio, chiedendo una moratoria sulle sanzioni, ma anche un maggiore coinvolgimento prima della pubblicazione di FAQ interpretative di contenuto sostanziale che, scrivono “hanno impatti notevoli sui software gestionali e sull’operatività delle imprese” e che per questo “dovrebbero essere giustificate da precisi riferimenti normativi e comunque essere rese operative in tempi lunghi in modo da consentire l’adeguamento preventivo dei software gestionali, evitando ulteriori allarmi nel settore”.
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