«Siete pregati di chiacchierare fuori dall’aula o ancora meglio di rimanere, perché la discussione che si appresta è importante», così il vicepresidente del parlamento europeo Martin Hojsík deve richiamare i pochi deputati presenti nell’Eurocamera, dopo la votazione dell’ordine del giorno della settimana. Buona parte lascia però l’emiciclo. La discussione a cui faceva riferimento riguarda il supporto alle regioni più vulnerabili dell’Unione europea nella lotta contro gli effetti del cambiamento climatico.
Lo scorso 29 ottobre una devastante alluvione si è abbattuta su Valencia, in Spagna eventi già sperimentati anche nell’Italia del nord negli ultimi anni come le recenti alluvioni di Toscana ed Emilia-Romagna. L’estate scorsa 30mila ettari di foreste greche sono stati distrutti dagli incendi, così come ad essere colpite sono state anche le regioni del sud Italia. Gli eventi climatici catastrofici in Europa sono praticamente all’ordine del giorno, sia nel territorio dell’Unione che nelle sue zone più periferiche come le isole francesi Mayotte e La Riunione, rispettivamente ad ovest e ad est del Madagascar, colpite da due potenti cicloni. Il primo nel dicembre 2024 nell’isola di Mayotte e il secondo il 28 febbraio nell’isola di Riunione; eppure, questa consapevolezza non è bastata perché a rimanere nell’emiciclo fossero più dei deputati iscritti a parlare.
Fondi europei
Ad aprire il dibattito il commissario Kubilius Andrius che ha ricordato l’importanza dei fondi europei di coesione «non solo nell’emergenza, ma per garantire un adattamento delle regioni periferiche e specialmente adesso della Riunione al cambiamento climatico». Lo scorso dicembre il regolamento sul sostegno regionale di emergenza per la ricostruzione (Restore) ha modificato il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. Il pacchetto è stato pensato per rispondere ai disastri naturali in maniera più tempestiva di prima garantendo liquidità ad agricoltori e imprese colpite.
Secondo il vicepresidente del parlamento europeo, Omarjee Younous, nato proprio a Sain Denis, capitale della Riunione, il fondo Restore «attiverà cento milioni di euro per ricostruire le infrastrutture e mettere in salvo centinaia di famiglie dell’isola». Oltre a questo strumento, le regioni vittime di calamità naturali possono beneficiare del Fondo sociale europeo plus FSE+, che si occupa di sostenere l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali. Di base questo fondo integra quattro strumenti che fino al 2020 separati, ed è stato uno dei pilastri della ripresa socioeconomica dell’Unione dopo la pandemia da Covid-19.
L’accesso ai fondi europei non è però né immediato né semplice, ha precisato Le Callenec Isabelle, del Partito popolare europeo (Ppe): «Spesso si sente dire che si accede difficilmente ai fondi europei. Adesso concederli rapidamente alla Francia sarà la dimostrazione che si può fare. Servono semplificazione, rapidità ed efficienza». È importante, però, che i soldi destinati ai paesi siano utilizzati non solo per ricostruire le infrastrutture come erano, ma per «fare educazione e investire nella natura e nell’adeguamento al cambiamento climatico, non per fare strade nuove» ha detto Marie Toussaint, del gruppo dei Verdi.
Il ciclone che ha colpito la Riunione è solo l’ultimo dei fenomeni metereologici estremi che negli ultimi anni vediamo colpire ogni zona del mondo, non solo l’Europa. 180mila case senza elettricità, il dieci per cento della popolazione che non ha più accesso all’acqua potabile non sono solo numeri, ma persone che vivono ogni giorno la quotidianità di una insicurezza che mette a repentaglio tutto ciò che hanno costruito e la loro stessa vita. Eventi che continueranno a ripetersi senza una strategia di prevenzione e adattamento. Di crisi climatica si può morire e questo dibattito avrebbe meritato più attenzione.
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