“Siamo in guerra, dazi come bombe”


Bologna, 11 marzo 2025 – “È in atto una guerra commerciale“. Secondo i numeri della congiuntura regionale di Unioncamere, Confindustria e Intesa Sanpaolo, la manifattura emiliano-romagnola sta andando ‘a piedi’.

Numeri al ribasso

Negli ultimi 20 anni il Pil del territorio è cresciuto del 6%. La stessa velocità che si percorre camminando sul ciglio della strada. In uno scenario mondiale che, invece, continua a muoversi ‘in auto’ (+112% dal 2004). Non sono rassicuranti i dati del 2024, anno in cui fatturato e produzione delle imprese locali sono calati del 3,2%. In diminuzione anche l’industria (-1,4%) e le esportazioni (-2,2%), soprattutto a causa di guerre come il conflitto russo-ucraino.

I settori in crisi

Una contrazione che riguarda (quasi) tutti. Solo il settore alimentare è in crescita (+1,8%), mentre il risultato più pesante lo raggiunge la moda (-8%) che, se non si considera il Covid, ha registrato l’esito peggiore dal 2009. Un Valerio Veronesi, presidente regionale Unioncamere, “realista” e che si prepara alla “battaglia”, indossando ‘l’elmetto’. E attacca: “Siamo in uno stato di belligeranza commerciale e tra poco iniziano i bombardamenti: i dazi – sottolinea -. Se non cambiano i parametri, i prossimi saranno tempi duri. Anche in una Regione come la nostra in cui il tessuto industriale è solido”. Ed elenca cinque punti essenziali: “Investimenti, rivisitazione dell’industria 5.0, abbassamento dei costi energetici, partecipazione dei giovani alle imprese, sostegno al mercato interno”.

Allarme piccole imprese

A risentirne maggiormente saranno le piccole imprese (-4,3%). Previsioni poco rassicuranti per il 2025, in attesa di scoprire quanto incideranno le nuove politiche doganali. In un mondo sempre più governato dall’intelligenza artificiale, a crescere sono le attività che intercettano i cambiamenti. “Le imprese devono modificare la propria offerta e cercare nuove opportunità in mercati più stabili”, dichiara la presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi.

Made in Italy da espandere

Anche in Paesi lontani e poco presidiati: “Far conoscere il Made in Italy in Asia, India, Vietnam, Filippine, Giappone, fino in Australia, Sud America e Africa”, sottolinea Sassi. Per competere, infatti, “abbiamo bisogno che l’Europa riporti l’industria al centro, ma le recenti proposte non sembrano andare in questa direzione”. Il sentiero dello sviluppo passa anche dagli investimenti e “dal dialogo con gli imprenditori”, interviene Alessandra Florio, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo. “Alla base dell’accordo siglato con Confindustria mettiamo a disposizione 200 miliardi di euro fino al 2028 per sostenere la crescita e la competitività del tessuto imprenditoriale nazionale, in linea con Transizione 5.0. Asset su cui le imprese emiliano-romagnole si distinguono nel panorama nazionale”, chiude Florio.



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