Arrivano altri 300 milioni sulla Zes unica, spalmati da qui al 2028. Potranno essere spesi «per la realizzazione di investimenti finalizzati al miglioramento della viabilità, delle infrastrutture, nonché per lo sviluppo dei servizi pubblici e l’incremento della loro qualità nei territori dove sono ubicate le aree industriali, produttive e artigianali» del Mezzogiorno, come recita la delibera Cipess del 29 novembre scorso che ieri, dopo il via libera della Corte dei Conti, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. La misura, voluta dall’allora ministro Raffaele Fitto, all’epoca in procinto di lasciare il Governo per assumere il nuovo incarico di vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, è un ulteriore, importante contribuito all’attrattività della Zona economica speciale, corrispondente come ormai è risaputo all’intero territorio meridionale.
Gli interventi
Di fatto, mette in condizione Comuni e Consorzi industriali, di pianificare interventi in grado di favorire gli insediamenti, nuovi o di ulteriore espansione, di chi vuole investire nel Mezzogiorno. Agevolano, in altre parole, le condizioni necessarie per sviluppare piani e progetti destinati ad ottenere la necessaria, prevista autorizzazione da parte della Struttura di missione di Palazzo Chigi. Sarà di quest’ultima, non a caso, la responsabilità nell’assegnazione delle risorse stanziate la cui copertura avverrà nell’ambito del Fondo sviluppo e Coesione 2021-27. Non si tratterà, cioè, di fondi del Piano di ripresa e resilienza e il particolare, in rapporto ai tempi di spesa, non è trascurabile: l’Fsc può infatti coprire un arco temporale più lungo (fino al 2029) rispetto alla scadenza per ora obbligatoria del 2026 per il Pnrr (30 giugno per la chiusura dei cantieri e 31 dicembre per ultimare la rendicontazione della spesa).
Data Center, il Mezzogiorno piace alle multinazionali
I 300 milioni fanno parte di un più ampio pacchetto di risorse, pari a circa 1,6 miliardi, che fu deciso dal Governo nell’ambito del potenziamento del credito d’imposta per gli investimenti nella Zes unica (il totale salì a 3,2 miliardi, in gran parte attribuibili alle agevolazioni fiscali). Una somma assai rilevante che peraltro si aggiungeva ai 630 milioni già inseriti nel Pnrr per le opere da “ultimo miglio” previste nelle Zes in vigore prima della riforma, interventi cioè per collegamenti viari, ferroviari e infrastrutturali in genere con le principali aree portuali delle 8 regioni meridionali (originariamente, come si ricorderà, le Zes erano state concepite come aree di sviluppo industriale collegate ai porti e ai retroporti).
I consorzi
In quel contesto, peraltro molto animato per via della svolta del Governo di ridurre a unità il perimetro della Zes, favorendo gli investimenti produttivi privati in tutto il Mezzogiorno e non più solo in alcune, limitate aree, si discusse a lungo del futuro delle aree dei Consorzi industriali che rappresentano comunque punti di riferimento fondamentali per il sistema delle imprese e per la crescita economica e occupazionale dei territori. Presidenti, sindaci e imprenditori chiedevano a gran voce che si tenesse conto di queste istanze (la stragrande maggioranza dei nuovi investimenti della Zes interessa, non a caso, proprio le aree industriali) e non si depotenziasse la loro funzione. Di qui la decisione di Fitto, con il sostegno del coordinatore della Struttura di missione, Giosy Romano, in carica allora da pochi mesi, di inserire nella maxi delibera Cipess di fine novembre anche questo ulteriore stanziamento, utilizzando la leva del Fondo sviluppo e coesione che pochi mesi prima lo stesso Fitto aveva rilanciato con finalità e modalità di utilizzo ben diverse dal passato, facendolo diventare un caposaldo della Riforma complessiva della Politica di Coesione.
Zes, a Ostuni c’è Four Season 2025: record di investimenti
I 300 milioni diventati da ieri spendibili facevano parte di uno stock di risorse aggiuntive, pari a 1,6 miliardi, rispetto alla dotazione della Zes unica che arrivò dopo il varo in Consiglio dei ministri a 3,2 miliardi nel 2024. Una cifra assai elevata, coperta in gran parte con il Credito d’imposta, che si aggiungeva ai 630 milioni già inseriti nel Pnrr e destinati alle opere da “ultimo miglio” delle Zes precedentemente istituite nelle 8 regioni meridionali. Si tratta di interventi, tutti appaltati e in corso, per i collegamenti viari, ferroviari e infrastrutturali in genere con i maggiori porti e retroporti del Sud.
La svolta della Riforma della Coesione ha rivoluzionato finalità e obiettivi della missione della Zes garantendo però nel contempo le risorse necessarie, come nel caso dei 300 milioni appena inseriti nel contesto operativo. E i numeri della capacità attrattiva della Zona economica speciale unica lo dimostrano: 530 autorizzazioni già rilasciate con una media di 30,1 giorni per il completamento delle procedure, 10 miliardi di investimenti complessivi la metà dei quali coperti dal credito d’imposta, circa 10mila nuovi posti di lavoro annunciati. Il trend non conosce sosta e le dichiarazioni di interesse, come nel caso delle multinazionali attive nei Data Center, ne sono la riprova più efficace. Ma la Zes unica continua anche ad avvicinare le imprese a un rapporto molto più agevole con la burocrazia e l’accesso alle fonti di finanziamento per gli investimenti. Ce ne saranno molte il 24 marzo prossimo a Montesarchio in occasione di un incontro con il coordinatore Romano focalizzato sulle possibilità di crescita della Valle Caudina, una delle aree interne della Campania più vivaci sul piano imprenditoriale. Con loro i sindaci e soprattutto gli studenti per un’opportunità di conoscenza che può aprire loro scenari concreti per formarsi e trovare lavoro in loco.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link