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Tanti saluti al green, ci sono difesa e spazio nel futuro dell’auto




Il futuro delle imprese automotive in Italia? Difesa (quindi industria bellica), ma anche aerospazio, blue economy (la creazione di un ecosistema sostenibile grazie alla trasformazione, in merce redditizia, di sostanze precedentemente sprecate) e cybersicurezza. Per la serie: tanti saluti al green. La ricetta per rilanciare il comparto è di Adolfo Urso (in foto), ministro delle Imprese e del Made in Italy, ed è stata esposta durante il «Tavolo» con sindacati e associazioni varie. E subito si è aperta la discussione con i sindacati metalmeccanici divisi tra chi è contrario (Fiom-Cgil e Uilm) e chi, come la Fim-Cisl, sembra concedere un’apertura di credito. «Siamo un governo responsabile – spiega Urso – e l’obiettivo è mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori. Per questo incentiviamo le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita: difesa, aerospazio, blue economy e cybersicurezza. Sono tutte realtà in forte espansione e ad alta redditività, che potrebbero salvaguardare e valorizzare le competenze dei lavoratori, mettendo a frutto capacità tecniche e capitale umano già formato».

Il governo, in proposito, ritiene che la crisi dell’automotive deve essere risolta con soluzioni differenti dal solito ricorso agli incentivi (non saranno rinnovati gli Ecobonus), risultati inefficaci, e agli ammortizzatori sociali. A questo punto, Urso insedierà un tavolo specifico con imprese e Regioni «per governare la transizione e, quindi, anche la necessaria riconversione industriale verso i comparti in maggiore crescita su cui abbiamo anche campioni nazionali ed europei che possono contribuire a sviluppare le filiere produttive». La reazione di Samuele Lodi (Fiom-Cgil): «La riconversione dell’automotive va fatta nell’automotive». E Gianluca Ficco (Uilm): «Una trasformazione che non è realistica, a prescindere da considerazioni politiche e morali». Diverso l’atteggiamento di Ferdinando Uliano (Fim-Cisl): «Non crediamo che ci siano operazioni di compensazione, cioè di chiudere le fabbriche dell’auto per fare operazioni militari. Pensiamo che si debba cogliere quelle opportunità». A fare da apripista in tema di riconversione potrebbe essere la Rheinmetall, big europeo nella produzione di armi, interessata a rilevare uno dei tre siti tedeschi di Volkswagen in crisi. Per il resto, confermato il no a nuovi Ecobonus e, da parte di Urso, giudizio positivo visto lo slittamento delle sanzioni Ue grazie al pressing italiano.

Le priorità: sostegno alla componentistica con 2,5 miliardi tra 2025 e 2027 e, solo per l’anno in corso, 1,6 miliardi in accordi per l’innovazione, contratti e credito d’imposta.

Stellantis? Urso si aspetta una velocizzazione degli investimenti, mentre sul «Piano Italia» il punto arriverà dal presidente John Elkann il 19 marzo in Parlamento.



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