Hong Kong. L’accordo tra CK Hutchison e BlackRock ha infuriare Pechino


di Giuseppe Gagliano

La controversia attorno all’accordo tra CK Hutchison e il colosso finanziario statunitense BlackRock ha scatenato un’ondata di reazioni tanto nei mercati quanto nelle sfere politiche cinesi. L’accusa, pesante e diretta, giunge da un commento pubblicato dal quotidiano Ta Kung Pao, noto per la sua linea filogovernativa, e successivamente ripreso dall’Ufficio cinese per gli Affari di Hong Kong e Macao: l’intesa sarebbe un “tradimento” degli interessi nazionali cinesi. Il risultato? Un crollo delle azioni di CK Hutchison e una rinnovata tensione nel delicato equilibrio tra l’economia di Hong Kong e le strategie di Pechino.
Il caso CK Hutchison si inserisce in una dinamica più ampia di ridefinizione del ruolo di Hong Kong nel quadro economico cinese. Se un tempo l’ex colonia britannica rappresentava la porta d’accesso ai capitali internazionali, oggi Pechino ne sta progressivamente assorbendo il controllo, riducendo gli spazi di autonomia economica e politica. L’accusa rivolta all’accordo con BlackRock è quindi emblematica: il governo centrale considera le grandi aziende hongkonghesi parte integrante del sistema economico nazionale e ne pretende un allineamento strategico, in particolare nei settori considerati sensibili, come le infrastrutture portuali.
L’invettiva contro CK Hutchison non riguarda solo il sospetto di una cessione di asset strategici a un attore occidentale, ma si inserisce in una visione più ampia in cui la Cina, sotto la guida di Xi Jinping, ha intensificato il controllo sulle imprese nazionali, anche private, per evitare che il capitale internazionale possa indebolire la sovranità economica del Paese.
Dall’altra parte, BlackRock non è un semplice attore finanziario: si tratta del più grande gestore di investimenti al mondo, con un’influenza che va ben oltre i mercati. La sua presenza in Cina è stata oggetto di controversie, soprattutto dopo che Washington ha adottato misure restrittive contro aziende cinesi nei settori tecnologici e finanziari. Il coinvolgimento di BlackRock in un’infrastruttura strategica come il porto di Hong Kong potrebbe essere percepito da Pechino come una minaccia alla sicurezza economica nazionale.
Negli ultimi anni la Cina ha irrigidito le regole sugli investimenti stranieri in settori ritenuti critici, mentre parallelamente gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni agli investimenti in aziende cinesi legate alla difesa e all’intelligenza artificiale. Il caso CK Hutchison si colloca proprio in questa faglia geopolitica: per Pechino, permettere a un gigante finanziario statunitense di acquisire un ruolo chiave in una delle principali infrastrutture portuali potrebbe essere interpretato come una vulnerabilità strategica.
Definire “tradimento” un’operazione commerciale è un’affermazione forte, che riflette la crescente polarizzazione tra le élite economiche di Hong Kong e l’apparato politico di Pechino. CK Hutchison, fondata dall’icona dell’imprenditoria Li Ka-shing, ha da sempre operato con una logica multinazionale, mirando alla massimizzazione del profitto piuttosto che a una rigida fedeltà politica. Questo approccio, però, è diventato sempre più difficile da sostenere in un contesto in cui la lealtà al Partito Comunista Cinese è ormai una condizione imprescindibile per operare nel mercato continentale.
Da un punto di vista pragmatico, la cessione di quote a BlackRock potrebbe essere vista come un tentativo di attrarre liquidità e capitali freschi in un contesto di rallentamento economico globale. Tuttavia per Pechino ogni operazione di questo tipo si inserisce in un più ampio disegno di protezione dell’autonomia strategica cinese.
Se l’accordo verrà finalizzato o meno dipenderà in larga parte dalle pressioni politiche che Pechino sarà in grado di esercitare su CK Hutchison. È possibile che la società sia costretta a rinegoziare i termini dell’intesa o addirittura a cercare partner cinesi per evitare ulteriori attacchi da parte dei media governativi.
Il caso solleva anche interrogativi più ampi sul futuro di Hong Kong come centro finanziario globale. Il progressivo irrigidimento delle politiche cinesi nei confronti del territorio ha già spinto molte aziende e investitori a valutare alternative in altre piazze asiatiche, come Singapore. Se Pechino continuerà a mettere sotto pressione le imprese locali per conformarsi alle priorità politiche nazionali, il rischio è che Hong Kong perda il suo ruolo di hub finanziario internazionale, riducendosi a un’appendice del sistema economico cinese.
In definitiva la vicenda CK Hutchison-BlackRock è solo l’ennesimo capitolo di una più ampia ridefinizione del rapporto tra Pechino e il mondo degli affari di Hong Kong. E mentre gli investitori osservano con preoccupazione l’andamento del titolo in borsa, il messaggio del governo cinese è chiaro: gli interessi strategici della nazione vengono prima di qualsiasi logica di mercato.



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