16 Aprile 2025
Imprese siciliane fra crisi e poca manodopera. Dalla Regione 1,5 miliardi


Imprese siciliane che falliscono (ma meno che in altre regioni) malgrado siano coperte da garanzie di Stato; credito bancario sempre più ristretto; costo dell’energia maggiore rispetto ai competitor; personale che non si trova: il sistema economico dell’Isola arriva all’emergenza dazi fortemente indebolito. Ora una sinergia fra pubblico e privato potrà aiutare le aziende a rafforzare le proprie strutture manageriali, organizzative e finanziarie e a proporsi a pari merito a nuovi mercati esteri.

La Regione siciliana da fine maggio metterà in campo bandi per un totale di 1,5 miliardi di euro finalizzati ad accrescere la competitività tecnologica del sistema produttivo, e la task force di avvocati e professionisti di MFLaw affiancherà le imprese con consulenza plurispecialistica e con un desk per l’internazionalizzazione aperto a Riyad.

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E’ il risultato del confronto fra istituzioni e imprese “alleati strategici”, organizzato ieri da MFLaw presso la Camera di commercio Palermo Enna, nel corso del quale sono state analizzate le condizioni che rendono fragile il tessuto produttivo regionale.

Nicolò La Barbera, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Palermo, ha rivelato che “in Sicilia l’80% delle imprese approva i bilanci non ad aprile come si dovrebbe, ma a giugno, segnale evidente di carenze manageriali e spesso anche di una mancata ricerca di adeguata consulenza”. E il presidente della Camera di commercio Palermo Enna, Alessandro Albanese, ha osservato che “a causa del calo demografico che registriamo in Sicilia da tanti anni, cui si aggiunge l’’emigrazione, quest’anno le imprese non trovano circa 20mila unità di personale da assumere”.

C’è poi il “credit crunch”, in Sicilia vissuto più pesantemente a causa della chiusura dii tutti gli sportelli bancari in 149 Comuni, spesso in aree interne dove manca la connessione e non è possibile soddisfare con l’online il fabbisogno di provvista finanziaria. Ma per Dario Costanzo, presidente della sezione Credito e finanza di Sicindustria Palermo, è ancora peggio: “La desertificazione bancaria viene spesso riferita alla massiccia chiusura degli sportelli bancari, che sono diminuiti in tutta Italia di circa 5.000 unità negli ultimi anni, ma in realtà andrebbe riferita agli oltre 300 miliardi di minore credito erogato dal sistema bancario alle imprese negli ultimi 15 anni. In Sicilia, secondo la Cgia di Mestre, in 15 anni sono venuti a mancare al sistema economico 13,6 miliardi di credito. Per colmare la distanza fisica e la difficoltà di reperire liquidità è diventato strategico il ruolo dei Confidi”.

Ma, dopo avere ottenuto il credito, non sono rose e fiori. Infatti, se in Sicilia nel 2024 il Fondo di garanzia di Mediocredito centrale ha prestato garanzie alle imprese su 20.482 finanziamenti bancari per un totale di 2,1 miliardi, nello stesso anno sono state 806 le aziende dichiarate insolventi e avviate a procedura pur se garantite e, di queste, solo 29 sono state quelle ammesse alla nuova composizione negoziata della crisi d’impresa. Tutti concordi i relatori sul fatto che occorre migliorare il meccanismo della garanzia statale perché tuteli di più la possibilità per le aziende di proseguire l’attività superando la momentanea difficoltà.

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L’analisi dei problemi ha portato alle soluzioni. L’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, ha annunciato: “Da fine maggio pubblicheremo bandi per un totale di 1,5 miliardi, in parte saranno gestiti da Irfis-FinSicilia. Si tratta di risorse provenienti da fondi Fesr, Fsc e Poc e l’obiettivo è chiaro: trasformare queste risorse in opportunità concrete per le imprese siciliane. Siamo al lavoro per costruire un ecosistema favorevole alle imprese, dove innovazione, capitale umano e ricerca non siano parole vuote, ma pilastri reali dello sviluppo”.

Andrea Fioretti, managing partner di MFLaw, presente con una sede a Palermo e presto anche a Catania, ha annunciato “l’apertura di un desk a Riyad per costituire un punto di riferimento per le imprese siciliane e italiane che vogliono investire nei Paesi arabi”.



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