
Il comparto delle telecomunicazioni vive un periodo particolarmente turbolento, segnato da sfide globali che minacciano di compromettere la sua capacità di crescita e innovazione. Asstel – Assotelecomunicazioni, organizzazione di riferimento per le imprese del settore in Italia, focalizza l’attenzione su un aspetto cruciale che sta emergendo nel complicato scenario politico globale: l’ipotesi di introduzione della web tax e le nuove misure legate ai dazi imposti dal governo degli Stati Uniti. In questo quadro, l’organizzazione lancia un appello affinché le risorse derivanti da una futura web tax vengano in parte indirizzate verso lo sviluppo delle reti di telecomunicazioni, al fine di rafforzare la loro resilienza e sicurezza.
“Destinare risorse allo sviluppo della filiera tlc”
“Nell’ambito delle discussioni in corso sulla possibilità di tassare i ricavi che i grandi colossi digitali realizzano nel mercato europeo è utile ricordare che l’enorme aumento del traffico dati che ha consentito la diffusione dei servizi digitali da essi forniti è stato sostenuto grazie agli investimenti costanti realizzati dagli attori della filiera delle telecomunicazioni per il potenziamento e lo sviluppo delle reti di comunicazione elettronica”, spiega l’associazione, commentando appunto quanto riportato dagli organi di informazione sulle contromisure che la Commissione Ue starebbe studiando per rispondere ai dazi Usa.
E aggiunge: “Alla luce degli obiettivi del Digital Compass dell’Unione Europea Gigabit per tutti e 10.000 nodi edge cloud sicuri e ad impatto climatico zero, e del fabbisogno stimato dalla Commissione Europea in oltre 200 miliardi di euro per assicurare una copertura adeguata in tutto il territorio dell’Unione, sarebbe utile destinare quota parte dell’eventuale introito della tassa allo sviluppo della filiera delle telecomunicazioni, anche allo scopo di rafforzarne resilienza e sicurezza”.
Il contesto globale dei dazi e la reazione degli USA
Il contesto internazionale in cui si inserisce l’intervento di Asstel è complesso e incerto. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha preso una posizione netta sui dazi, soprattutto in relazione alla Cina. E nonostante l’annuncio iniziale indicasse che smartphone e computer sarebbero stati esclusi dai dazi imposti sulle importazioni cinesi, Trump ha già messo in chiaro che l’esenzione sarà stata solo temporanea. In particolare, il settore delle telecomunicazioni, che dipende in larga misura dalla tecnologia importata, si è trovato sotto una crescente pressione, non solo in termini di costi aggiuntivi, ma anche per le possibili ricadute sulla produzione di semiconduttori e dispositivi elettronici vitali per le infrastrutture di rete.
I dazi sui semiconduttori e altri componenti elettronici, che entrano nel novero delle tariffe settoriali, pongono il rischio di rallentare il progresso delle reti di telecomunicazioni in Europa, rallentando gli investimenti necessari per garantire il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi digitali delineati nel Digital Compass dell’Unione Europea. Se da un lato si sottolinea la necessità di rafforzare l’autonomia tecnologica, dall’altro lato gli effetti collaterali della politica di dazi potrebbero avere ripercussioni dirette sulla disponibilità e il costo delle risorse necessarie per sostenere e sviluppare le infrastrutture digitali.
Web tax in Europa: un modello per sostenere le tlc?
Parallelamente ai dazi, l’Europa è al centro di un altro dibattito cruciale: la web tax. Negli ultimi anni, si è discusso ampiamente sulla possibilità di introdurre una tassa sulle grandi piattaforme digitali, come Google, Amazon e Facebook, che operano in Europa generando significativi ricavi, ma pagando tasse relativamente basse rispetto ai guadagni. Questa iniziativa, concepita inizialmente come una misura per riequilibrare la distribuzione fiscale tra le grandi multinazionali del web e i singoli Stati membri, ha generato diverse reazioni.
Asstel, in questo contesto, ha voluto mettere in luce come le telecomunicazioni siano un elemento imprescindibile per il successo della web tax. La crescita esponenziale del traffico digitale, alimentato dai servizi delle big tech, è stata resa possibile solo grazie agli investimenti continui nella filiera delle telecomunicazioni. A questo proposito, l’organizzazione sollecita che una parte delle risorse derivanti dall’introduzione della web tax sia destinata al rafforzamento delle infrastrutture di rete, con particolare attenzione alla resilienza e alla sicurezza delle stesse.
Il Digital Compass dell’Unione Europea, che prevede obiettivi ambiziosi, necessita di ingenti risorse. La Commissione Europea ha stimato un fabbisogno di oltre 200 miliardi di euro per garantire una copertura adeguata delle reti su tutto il territorio dell’Unione. Destinare una quota parte dei ricavi della web tax a questo settore non solo contribuirebbe a rafforzare la competitività delle telecomunicazioni europee, ma consentirebbe anche di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità climatica, in linea con l’agenda verde dell’Ue.
Le implicazioni di lungo periodo: un settore digitale sostenibile
Il legame tra web tax e telecomunicazioni non è puramente teorico. Mentre da un lato l’Europa sta cercando di bilanciare l’imposizione fiscale sulle grandi piattaforme digitali, dall’altro lato si rende necessario supportare le infrastrutture locali che ne permettono la diffusione. Il rafforzamento delle reti e l’innovazione tecnologica devono essere accompagnati da politiche fiscali che incentivino l’investimento nel lungo periodo, creando un circolo virtuoso tra le risorse derivanti dalla web tax e il potenziamento delle infrastrutture.
Le politiche fiscali e commerciali attuali, tra dazi e tasse sui colossi digitali, non dovrebbero ignorare l’importanza di un settore, quello delle telecomunicazioni, che costituisce la spina dorsale dell’economia digitale. Asstel ha sollecitato l’adozione di misure che supportino direttamente le reti di telecomunicazioni, evidenziando la necessità di garantire la sicurezza, l’affidabilità e la resilienza delle stesse.
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